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Palermo, la Candelora in via Decollati. Lorefice: «Biagio ci fa andare incontro a Gesù»

Chiesa "di tutti i popoli" di via Decollati di Palermo gremita per la tradizionale Candelora. Una celebrazione liturgica particolarmente sentita, la prima dopo la morte del missionario laico Biagio Conte avvenuta il 12 gennaio scorso. Al centro Missione, Speranza e Carità erano presenti l'Arcivescovo di Palermo, Monsignor Corrado Lorefice, i preti e le suore di tutte le congregazioni del capoluogo siciliano e parecchi fedeli.

La processione è partita dall'orto degli ulivi del centro, luogo molto caro al missionario. Lì si isolava spesso in preghiera. Proprio accanto a quel giardino c'è la costruzione in legno all'interno della quale Biagio Conte ha passato a letto i suoi ultimi giorni di vita, circondato dall'amore, dalle preghiere e dai canti dei suoi Fratelli. Da quello spazio, sormontato da una croce, illuminata al crepuscolo, è partita la processione con i ceri accesi - che Lorefice nella sua omelia ha voluto chiamare pellegrinaggio - verso la chiesa "di tutti i popoli", dove è stata officiata la celebrazione e dove è avvenuta la benedizione della candele, simbolo del Cristo che con "la sua luce illumina le genti". Durante la predica dell'arcivescovo di Palermo, ancora un ricordo per Conte: «Anche oggi - ha detto - il nostro Biagio ci spinge. È ancora fresca in noi la memoria di questi giorni ricolmi della grazia della sua testimonianza, quella di un amante della chiesa e dell'umanità. Ci siamo oggi ritrovati qui anche per questo. Vogliamo esprimere di nuovo questa scelta di andare incontro a Gesù, con una dedizione totale e  gioiosa, così come lui ce l'ha testimoniata».

Monsignor Lorefice ha poi dato la parola a Don Pino, che è stato vicino a Fratello Biagio fino alla fine, il quale ha raccontato che nei giorni di agonia del missionario palermitano sono arrivate reliquie di santi da tutta Italia, alcune in donazione altri solo per accompagnare in santità il trapasso del laico palermitano.

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