A Palermo, per il quarantennale del delitto Dalla Chiesa, c’è anche il comandante generale dei carabinieri, Teo Luzi, che fu comandante provinciale del carabinieri proprio a Palermo dal 2007 al 2012.
«In questi 40 anni - ha detto oggi Luzi a Palermo - tante cose sono cambiate. Oggi le istituzioni sono molto attente al fenomeno mafioso sia al livello regionale sia nazionale. Quindi, quello che il generale Dalla Chiesa ha seminato oggi ne raccogliamo i frutti. Dalla Chiesa introdusse un metodo fondamentale: guardare il fenomeno nella sua globalità e non guardare i singoli fatti criminali. Oggi la lotta continua. È cambiata la modalità mafiosa, meno violenta però altrettanto pericoloso perché si interessa di temi economici, di traffico internazionale di stupefacenti e di infiltrazioni nella pubblica amministrazione. C'è più di una speranza e volontà di combattere il fenomeno con il quadro normativo che ritengo il più attrezzato al mondo con magistrati e forze dell’ordine di prim’ordine».
«Mi piace ricordare - ha detto a Palermo il sottosegretario alla Difesa, Giorgio Mulè, che è siciliano - che undici anni dopo l’eccidio di via Carini, i carabinieri guidati dal capitano Ultimo, quando arrestarono Totò Riiina dissero: “Ti dichiariamo in arresto, siamo gli uomini del generale Dalla Chiesa”. Questo rappresenta la naturale continuazione di quello che è stato: l’impegno, l'esempio e la memoria che si perpetua negli anni». Per Mulè, «il generale Dalla Chiesa non sognava chissà quale società per la Sicilia, sognava soltanto che questa fosse una terra dove la normalità fosse l’ordinario, dove ciò che sembra straordinario fosse ciò che accade ogni giorno. È quello per il quale ci impegniamo, per il quale ogni istituzione dello Stato si impegna finché questa terra sia una terra di normalità dove non ci sono grandi pretese ma c'è la pretesa di vivere bene e in serenità».
L'Arma dei carabinieri ha diffuso un video con alcuni passaggi fondamentali dell'attività di Carlo Alberto Dalla Chiesa.
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