"Sono russa ma sto con l'Ucraina". È la scritta sullo striscione che Katia Afonina tiene fra le mani alla manifestazione per la pace dei giorni scorsi in centro a Palermo.
Katia, lenti nere e i capelli biondi, vive in Sicilia da otto anni e Vladimir Putin non le è mai stato simpatico: “Non mi piace la politica russa – spiega – quando stavo a Mosca partecipavo a molte manifestazioni”.
Afonina ha lasciato Mosca per una casa sui Nebrodi, nella provincia messinese. La Sicilia le piace molto e ad Acquedolci è titolare di un lido. Adesso, per qualche giorno, si trova a Palermo per manifestare solidarietà al popolo Ucraino. “Quello che è successo è assurdo – commenta - è un crimine, una pazzia, non potevo immaginarmelo. In questi giorni provo vergogna ad essere russa”.
Si sente fortunata a poter scendere in piazza a manifestare. “Mi dispiace che i miei amici rimasti a Mosca che vogliono esprimere la loro opinione contro questa guerra non possano unirsi per manifestare e dire ciò che pensano – afferma Katia –. Io sono uscita a Palermo senza nessun pericolo, invece i miei amici se scendono in strada per la pace ricevono botte”.
E racconta la storia di una famiglia che nel giro di pochi giorni è stata messa dietro le sbarre dopo aver partecipato ad un corteo pacifico. “Il fratello di una mia amica è finito in galera aver stretto la mano a un uomo che teneva un manifesto contro la guerra – racconta – è stato messo in prigione per 30 giorni”.
Nel frattempo anche la figlia di 14 anni ha deciso di scendere in piazza: “Mamma io non posso stare zitta” le ha scritto. Il papà, sceso a cercarla, l'ha trovata in mezzo ai poliziotti. “La picchiavano – racconta Katia – allora il papà si è messo in mezzo. Ha ricevuto le botte pure lui ed è finito in galera per un giorno”.
Dall'altra parte della piazza, a manifestare c'era anche la nonna: “È stata arrestata perché portava un manifesto contro la guerra – spiega Katia –. Io sono orgogliosa di questi miei amici ma cosa possiamo fare contro le armi?”.
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