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L'arresto di Tumminia: "A Belmonte la mafia era tornata a uccidere"

Dopo l'arresto del boss Filippo Bisconti, oggi collaboratore di giustizia, la mafia a Belmonte Mezzagno era tornata a uccidere. "Nel 2019 Belmonte è stato teatro di tre fatti di sangue. L'1 gennaio 2019 l'omicidio di Vincenzo Greco, a maggio l'omicidio del commercialista Antonio Di Liberto e il tentato omicidio di Giuseppe Benigno, arrestato questa notte a Mantova". A dirlo nell'intervista è il tenente colonnello Mauro Carrozzo, nell'ambito dell'inchiesta dei carabinieri di Palermo che ha portato all'arresto di Salvatore Tumminia ritenuto il nuovo capomafia di Belmonte Mezzagno.

Nell’ambito dell’operazione dei carabinieri contro il clan mafioso di Belmonte Mezzagno, nel palermitano, è emerso il condizionamento del locale distaccamento del Corpo forestale della Regione siciliana da parte del presunto capo della cosca Salvatore Francesco Tumminia.

Il boss, secondo quanto accertato dagli investigatori, disponeva autonomamente i turni degli operai stagionali e organizzava a piacimento le squadre di lavoro, favorendo i dipendenti a lui vicini. L’ingerenza sarebbe stata tale che nel paese di Belmonte Mezzagno si sarebbe diffusa la convinzione che l’unico modo per ottenere un contratto stagionale fosse quello di parlarne direttamente con Tumminia, che si faceva vanto delle minacce fatte nei confronti dei dirigenti dell’Ufficio locale non collaborativi.

Nel video le interviste a Gaetano Borgese, comandante della  3^ sezione del Nucleo Investigativo, e al tenente colonnello Mauro Carrozzo

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