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Mafia a Brancaccio, "povero" col reddito di cittadinanza e la villa di lusso

In quella villa c'era veramente di tutto: statue di leoni a bordo di una piscina, idromassaggio, cucina enorme, stanze da letto lussuose. Ed era proprietà di Nicolò Giustiniani, uno dei nove fermati questa mattina dalla polizia nel corso del blitz antimafia a Brancaccio,  coordinata dalla Procura di Palermo, che ha fatto luce anche su un sistema di truffe alle assicurazioni con il sistema degli "spaccaossa". E non solo, la famiglia del 38enne usufruiva anche del reddito di cittadinanza. Nel video le immagini girate dalla polizia. Per lo Stato era "indigente", ma per la procura che ne ha disposto il fermo avrebbe gestito gli affari della droga per conto dei fratelli Stefano e Michele Marino (anch'essi fermati).

E non è l'unico: su nove fermati, erano in cinque a percepire il reddito di cittadinanza. Oltre a Nicolò Giustiniani, ne beneficiavano anche i nuclei familiari di Stefano Marino, Angelo Mangano, Pietro Di Paola e Ignazio Ficarotta. Per quanto riguarda Giustiniani e Stefano Marino a percepire il reddito risulterebbero le mogli. In corso le indagini sugli altri nuclei familiari.

Ciò che emerge dall'inchiesta sono soprattutto i nuovi affari del mandamento di Brancaccio che aveva esteso la sua “longa manus” anche sul fenomeno criminale delle truffe assicurative, realizzate attraverso i cosiddetti “spaccaossa” e col “sacrificio” di vittime scelte in contesti sociali degradati, disposte a subire fratture gravissime per poi intascare denaro. Si tratta di fenomeno desolante, scoperto dalla polizia nei mesi di agosto 2018 e aprile 2019, che portò all’arresto di decine di malviventi privi di scrupoli.

«Per la prima volta una indagine conferma l’interessamento diretto di cosa nostra in episodi di truffa. Questo avviene attraverso i due fratelli Marino, Stefano e Michele, a cui viene contestato il reato di associazione mafiosa», spiega il capo della Squadra mobile, Rodolfo Ruperti.

 

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