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Lagalla lascia il governo Musumeci per candidarsi a sindaco di Palermo

Prima una telefonata a Musumeci, poi l'invio a Palazzo d'Orleans di una breve lettera. Così Roberto Lagalla ha confermato poco fa la decisione presa ormai da giorni: l'ex rettore lascia l'assessorato alla Formazione. L'ultimo giorno di lavoro alla Regione sarà giovedì. Da venerdì si tufferà invece a tempo pieno nella campagna elettorale per provare a diventare sindaco di Palermo.
La mossa dell’ormai ex assessore apre una serie di scenari. Innanzitutto a Palermo: le dimissioni lasciano intendere che non ci saranno passi indietro né convergenze dell’ex rettore su altre candidature in campo. Lagalla resta in campo e, al momento, è forte soltanto del sostegno che Mimmo Turano gli ha assicurato arriverà dall’Udc.
Difficilmente però lo Scudocrociato manterrà in giunta la poltrona che Lagalla ha lasciato dopo 4 anni e mezzo. Inizialmente Musumeci dovrebbe tenere per sé l'interim. Poi si apriranno le trattative con i partiti che ancora sostengono il presidente nella corsa al bis a Palazzo d’Orleans.
Dunque in pole position per la successione di Lagalla ci sono uomini e donne di Fratelli d’Italia e Diventerà Bellissima. Il partito della Meloni ha al momento un solo assessore (l'etneo Manlio Messina) ma è la forza che più di tutti ha sposato la causa di Musumeci e potrebbe quindi essere aiutato in questa fase nella scelta di un palermitano di Fratelli d’Italia. Se invece Musumeci optasse per un nuovo assessore di Diventerà Bellissima, il suo movimento, i nomi in lizza sono quelli del capogruppo Alessandro Aricò e della presidente della commissione Ambiente, Giusy Savarino.
Sono scelte che matureranno solo nei prossimi giorni e che verranno influenzate dalle trattative in corso soprattutto per la scelta del candidato alla presidenza della Regione. In questo momento Forza Italia, Lega ed Mpa lavorano a una candidatura diversa da quella di Musumeci: il favorito è il segretario del Carroccio Nino Minardo. E a questa manovra guarda apertamente anche Lorenzo Cesa da Roma.

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