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"Tesoriere dei nuovi clan", condannati a Palermo Corona e 11 boss e gregari

Con l'accusa di essere il tesoriere della nuova mafia di Palermo  la quinta sezione del tribunale ha condannato Giuseppe Corona a 19 anni  e mezzo di carcere,  così come chiedevano i pubblici ministeri Amelia Luise, Dario Scaletta e Andrea Fusco. Ufficialmente cassiere della Caffetteria Aurora, rinomato bar di fronte al porto di Palermo, Corona è ritenuto  uno degli uomini forti della riorganizzazione mafiosa dopo la morte di Totò Riina. E’ la prima sentenza che riconosce l’imputato come componente del vertice della famiglia e del mandamento di San Lorenzo e Resuttana.  Sarebbe coinvolto in una serie di estorsioni ai danni di aziende e commercianti del centro di Palermo ma anche  vari traffici di droga coordinati dalle cosche della zona nord occidentale di Palermo. Ordinata anche la confisca di alcuni immobili ritenuti riferibili a Corona.

Condannati anche Roberto Bonaccorso (3 anni e 3 mesi, per intestazione fittizia), Maria Laura Bonaccorso (3 anni per intestazione fittizia), Francesco De Lisi (2 anni, intestazione fittizia), Gianpiero Giannotta (2 anni, spaccio di droga); Salvatore e Calogero Sanfratello, Maurizio Tafuri, Silvano Bonaccorso, Giuseppe Abbagnato (erano accusati di intestazione fittizia, sono stati condannati a 2 anni ciascuno); Loredana Ruffino (usura, 3 anni) e Stefano Madonia (usura, 4 anni).

Assolti Giuseppe Buccheri (associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di droga), Domenico Lo Iacono e Giuseppa Ocello ( accusati di estorsione e droga), Aldo e Francesco Calandra (reimpiego di denaro di provenienza illecita), Angela Gnoffo (intestazione fittizia), Salvatore Calabrese (intestazione fittizia), Nunzio Oliveri ed Aurelio Ferrino.

Corona, arrestato nel luglio 2018, era affiliato alla famiglia di Resuttana, ma era molto legato ai mafiosi di Porta Nuova.   Secondo gli investigatori del nucleo speciale di polizia valutaria avrebbe avuto  "una fitta rete di contatti e amicizie, anche in ambiti leciti della società civile”.

I giudici hanno anche riconosciuto il risarcimento dei danni, da liquidarsi in sede civile, a una serie di associazioni che si erano costituite parte civile a sostegno delle vittime: Solidaria, associazione Antonino Caponnetto, Sos Impresa, Confcommercio, Fai (Federazione antiracket e antiusura), Centro studi Pio La Torre.

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