La Cgil esprime incredulità e sconcerto per il fatto che, per un errore nel decreto di confisca commesso tanti anni fa, l’Agenzia nazionale per i beni confiscati debba restituire «Casa Felicia» al figlio del capomafia di Cinisi, Gaetano Badalamenti, condannato per essere il mandante dell’omicidio di Peppino Impastato. L’agenzia per i beni confiscati ha ordinato che il prossimo 26 aprile l’immobile dev’essere restituito a Leonardo Badalamenti e Giovanni Impastato, fratello di Peppino, cui è stato affidato il casolare dal comune di Cinisi, parla di «situazione ridicola».
La Cgil: "Restituirlo è un'assurdità"
Il figlio del boss aveva ottenuto dai giudici della corte di assise la restituzione del bene, finito per errore nel decreto di confisca. Ne era nata una querelle col sindaco di Cinisi Giangiacomo Palazzolo che aveva fatto restaurare il casolare che oggi si chiama «Casa Felicia» come la madre di Impastato. Badalamenti e il sindaco si erano reciprocamente denunciati e il figlio del mafioso aveva perfino rotto i catenacci dell’immobile per prenderne possesso. «È incredibile che, per un errore nelle procedure, il prossimo 26 aprile si dovrà restituire al figlio di don Tano il casolare confiscato al boss Badalamenti» dicono il segretario generale Cgil Palermo Mario Ridulfo e il responsabile del dipartimento legalità della Cgil Palermo Dino Paternostro che esprimono solidarietà e sostegno alla famiglia Impastato «Restituire il bene confiscato ai Badalamenti sarebbe un’assurdità, una sconfitta per chi si batte tutti i giorni per affermare legalità e giustizia - aggiungono Ridulfo e Paternostro - Ed per questo che la Cgil è al fianco di Giovanni Impastato, di Casa Felicia e del Comune di Cinisi, impegnati con i loro legali per evitare che ciò avvenga».
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