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Mafia a Palermo, condanne per 3 secoli al processo Panta Rei: nomi e foto

Condanne complessive di circa tre secoli di carcere per 32 dei 37 imputati al processo «Panta rei», contro le cosche del mandamento cittadino di Porta Nuova e dei comuni di Bagheria e Villabate. (In questa gallery i nomi e le foto dei condannati).

La sentenza della quarta sezione della Corte d’Appello di Palermo è arrivata dopo 4 giorni di camera di consiglio. Ha retto l'impianto accusatorio, elevate le pene del collegio presieduto da Mario Fontana.

L'inchiesta ricostruì la mappa del pizzo in diverse zone della città e gli assetti di vertice delle famiglia del Borgo Vecchio, Villabate e Bagheria. L'accusa nei confronti degli imputati era associazione mafiosa, estorsione, intestazione fittizia di beni, danneggiamento e traffico di droga.

Dalle indagini venne fuori l'intensa attività del racket che non risparmiava bar, imprese, negozi. In alcuni casi i supermercati pagavano anche somme aggiuntive per le festività di Natale e Pasqua.

Un ruolo di primo piano lo aveva Teresa Marino, moglie del boss Tommaso Lo Presti, condannata a 10 anni e 8 mesi. Sarebbe stata lei a gestire il denaro per le famiglie dei carcerati. Tra i condannati ci sono anche Domenico e Giuseppe Tantillo, ritenuti capimafia del Borgo Vecchio condannati rispettivamente a 16 e 5 anni di carcere. Giuseppe ora collabora con i pm, tanto che le sue dichiarazioni hanno confermato l'impianto accusatorio.

I giudici, per aumentare gli anni di carcere, hanno applicato anche il meccanismo della continuazione. I due che si sono visti riconoscere colpevoli di ulteriori reati, così come richiesto dal pg Rita Fulantelli, sono Giuseppe Ruggeri, che passa da 3 anni a 12 anni, e Salvatore David, che «sale» da 4 anni e 8 mesi a 11 anni.

Gli assolti sono Massimo Monti, Giuseppe Di Giovanni, Gaetano Tinnirello, Giuseppe Bucaro e Mario Sciortino.

In ordine alfabetico, ecco come i giudici hanno valutato le singole posizioni: 6 anni ad Antonino Abbate (gli viene solo ridotta la multa); Alessandro Bronte da 12 anni passa a 11 anni, 6 mesi e 20 giorni; un anno a Maria Rosa Butera (erano stati 2 in primo grado, risponde di favoreggiamento e i giudici le hanno tolto l'aggravante dell'agevolazione di Cosa nostra); Paolo Calcagno da 14 anni passa a 15 e 4 mesi; Pietro Catalano da 8 anni scende a 4 e 8 mesi; Tommaso Catalano da 6 anni sale a 7 e 8 mesi; pure Carmelo D'Amico passa da 10 a 11 anni e 4 mesi e Salvatore David da 8 a 11, così come Francesco Paolo Desio; Giuseppe Di Cara da 8 a 12; Pasquale Di Salvo, ex pentito, ha un aumento minimo: da 5 anni e 4 mesi scende a 5 e mezzo; Salvatore Ingrassia passa da 8 a 16 anni e 10 mesi; Nunzio La Torre ieri ha avuto 7 anni (8 davanti al Gup); Francesco Paolo Lo Iacono 10 anni e 8 mesi ieri, 12 in primo grado; Teresa Marino scende da 14 anni a 10 anni e 8 mesi; riduzione di pochi mesi per Rocco Marsalone, che ha avuto 11 anni e 8 mesi (erano 12); Angelo Mendola 6 anni, come davanti al Gup, ma gli viene ridotta la multa; Andrea Militello 2 anni e 4 mesi (4 anni), pena considerata interamente espiata, ordinata la scarcerazione; Bartolomeo Militello scende da 13 anni e 4 mesi a 11; Giuseppe Minardi sconterà 5 anni e non 6; Salvatore Mulè sale da 8 anni a 13 e 4 mesi; Gaspare Parisi da 6 a 13 anni e mezzo; invariata la pena di Giampiero Pitarresi: 14 anni; per il pentito Massimiliano Restivo non più 8 anni ma 4 e 8 mesi; Giuseppe Ruggeri da 3 a 12; Antonino Salerno da 6 a 5 anni; Ludovico Scurato da 6 anni a 5 e 4 mesi; la pena di Domenico Tantillo aumenta da 14 a 16 anni; il fratello Giuseppe Tantillo, oggi collaboratore di giustizia, da 5 anni e 4 mesi ottiene una riduzione a 5 anni; Francesco Terranova da 6 anni a 5 anni e 4 mesi; Giuseppe Antonino Maria Virruso passa da 8 a 11 anni; Vincenzo Vullo da 6 a 9 anni.

Accolto l'appello presentato dagli avvocati di parte civile Francesco Cutraro ed Ettore Barcellona, legali del Centro Pio La Torre, dei Comuni di Villabate e Casteldaccia, di Sicindustria e della ditta Calì car. I Comuni non erano stati riconosciuti come parti lese, da qui l'appello dei due avvocati. Mentre alla Calì car non era stata liquidata la provvisionale che invece ora è stata determinata in 10mila euro.

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