Un anno senza fratel Biagio Conte. Oggi (12 gennaio) ricorre il primo anniversario della morte dell’angelo dei poveri che, dopo la malattia, ha lasciato il mondo terreno ed è salito in cielo. Eppure la sua forza, il suo sorriso, i suoi insegnamenti continuano a vivere negli occhi e nel lavoro di chi sta portando avanti la sua missione, a Palermo. Per ricordarlo e ringraziarlo ancora per ciò che ha fatto e che è stato, la Missione Speranza e Carità ha organizzato tre giorni di celebrazioni. Dopo la giornata a Godrano e la conferenza ieri alla Cittadella del povero e della speranza, oggi in via Decollati in tanti, cristiani ma anche di altre confessioni, hanno partecipato all’emozionante messa officiata dall’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice.
«Fratel Biagio sapeva individuare i segnali di orgoglio e di violenza e ce li indicava – ha detto nella sua omelia monsignor Lorefice – ma anche davanti a questi lui rimaneva sereno e fiducioso perché sicuro che il Signore sa sempre come calmare i tumulti. Nulla può allontanare da Dio l’amore per gli uomini. Il Signore ci sta vicino sempre e il suo amore è fedele. E noi dobbiamo credere in questo amore come fratel Biagio. Lui ha sempre creduto amando i poveri prediletti dal Signore. Il Papa ha definito fratel Biagio – continua l’arcivescovo - generoso missionario di carità e amico dei poveri. Ha alzato la voce fratel Biagio quando ha visto indifferenza nelle strade e nelle periferie. Speranza e carità erano le parole di fratel Biagio che ancora oggi ci incoraggiano».
Tanta commozione durante la celebrazione eucaristica. Erano presenti anche il presidente della Regione, Renato Schifani, e nelle prime file gli arcivescovi e i vescovi di Sicilia. Ma c’erano anche i fratelli di Biagio Conte, i poveri ai quali «l’angelo dagli occhi azzurri» , come molti ancora lo chiamano, ha dato un tetto, una famiglia e di nuovo la voglia di vivere. «Abbiamo provato un dolore grande quando Biagio ci ha lasciati l’anno scorso - dice Paolo Aning che vive nella Missione - ma Dio è grande perché non ci ha abbandonato».
Si commuove Giovanni Vassallo quando ricorda cosa ha fatto Biagio Conte per i poveri della città: «Io vivo nella missione di via Archirafi, la prima fondata da fratel Biagio – dice - a lui devo tutto. Ero in mezzo alla strada e come me tanti altri. Ci ha aiutato tutti e siamo ancora vivi grazie a lui».
Padre Antonio Garau ricorda «l’incontro con lui che era sempre un fissarci negli occhi e glorificare il Signore insieme». Chi più di tutti chiede al Signore la forza di continuare le opere di fratel Biagio è don Pino Vitrano a cui il missionario laico ha ceduto il testimone e il compito di gestire le missioni. «Il 12 gennaio – dice don Pino – è gioia, il 12 gennaio è afflizione ma è sopratutto speranza».
Ognuno ricorda l’amore di Biagio Conte per la città e per il prossimo a suo modo. C’è chi lo fa pregando e cercando di mettere in pratica i suoi insegnamenti, alcuni hanno scritto un libro, altri hanno pubblicato testi e canzoni. Michelangelo Balistreri lo ha fatto attraverso la poesia.
nel video le interviste a Paolo Aning, Giovanni Vassallo, Padre Antonio Garau, Don Pino Vitrano, Michelangelo Balistreri
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