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«Chi fa uso di crack diventa ingestibile»: parla il padre del ragazzo morto a Palermo

Francesco Zavatteri avverte tutti: «Non esistono terapie farmacologiche. Si va molto a tentoni, chi entra in questa dipendenza dopo qualche mese difficilmente ne esce, perché i danni al sistema cerebrale sono gravissimi»

«È stato terribile accettare la scomparsa di mio figlio Giulio. Lui dipingeva, scriveva, parlava due lingue, ma è precipitato nel tunnel del crack»: è quanto ha raccontato il farmacista Francesco Zavatteri, padre del ragazzo di 19 anni morto quest’anno a Palermo proprio a causa della dipendenza dall’uso del crack. «Da quando lui non c’è più - ha aggiunto - mi sono attivato affinché questo fenomeno del consumo di crack potesse avere un argine. La situazione è drammatica, il crack è una nuova frontiera della dipendenza, non esistono terapie farmacologiche. Si va molto a tentoni, chi entra in questa dipendenza dopo qualche mese difficilmente ne esce, perché i danni al sistema cerebrale sono gravissimi».

Secondo quanto ha spiegato il farmacista, «una persona che fa uso di crack diventa ingestibile. Dobbiamo lottare tutti insieme per risolvere questo fenomeno, se lo trascuriamo diventerà sempre più grave», ha aggiunto Zavatteri, che ha partecipato alla conferenza stampa a Palazzo d’Orleans, nel corso della quale il presidente della Regione Renato Schifani ha parlato del nuovo centro di accoglienza per aiutare le persone a uscire dalla dipendenza dal crack. Il farmacista ha ricordato di essere tra i promotori di un disegno di legge consegnato a quindici parlamentari regionali. Schifani ha garantito che interloquirà con i parlamentari per chiedere di accelerare l’esame del disegno di legge, che si trova in commissione Sanità dell’Ars.

Nel video Francesco Zavatteri racconta di una ragazza che da sei mesi non fa più uso di crack

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