Un piano da 6,8 miliardi per la Sicilia. È’ il nuovo patto di coesione firmato dalla premier Giorgia Meloni a Palermo assieme al presidente della Regione Renato Schifani. «È finanziariamente il più significativo che abbiamo sottoscritto», il 18° in Italia, e «anche per questo la gestazione ha richiesto più tempo».
«Un lavoro molto lungo e complesso, fatto in silenzio, con serietà e concretezza», ha spiegato il presidente del Consiglio , perché «finanziamo altri 580 progetti strategici per l’Isola». «Non lo facciamo random, come qualcuno va in giro dicendo, o chiamando gli amici» ha replicato a Pd, M5s e ScN che hanno parlato di «vergogna», bollando la cerimonia della firma «come propaganda in piena campagna elettorale per le europee per un documento dovuto e non concesso». Ma la premier ha chiarito che nel Fsc si stabiliscono «le priorità e le direttrici di intervento». «Nel budget, che comprende 1,3 miliardi destinati per legge al Ponte sullo Stretto di Messina e 237 milioni dati come anticipo nel 2021. Se aggiungiamo ulteriori finanziamenti da Comuni, Regione e altri fondi dello Stato che insistono su progetti inseriti in questo accordo, più o meno sono altri 2,9 miliardi: la mole complessiva di investimenti che liberiamo su questa regione è quasi 10 miliardi di euro. Un segnale molto importante su cosa pensiamo dello sviluppo in Sicilia e nel Mezzogiorno», ha incalzato.
«Al Sud c’è lo spopolamento, figlio anche e soprattutto dell’assenza di infrastrutture», ha proseguito, «se continuassimo a legare la spesa infrastrutturale alla popolazione, avremmo oggettivamente un problema: per questo abbiamo deciso di portare quella percentuale al 40%». E ha citato le direttrici di intervento prioritarie per circa 2,6 miliardi di euro: il contrasto al dissesto idrogeologico, la gestione dei rifiuti, il risparmio energetico e soprattutto la grande emergenza dell’acqua.
«Abbiamo due grandi obiettivi - ha assicurato la premier - fare in modo che neanche un euro venga disperso, torni indietro, finisca impantanato nella democrazia o finisca nello scontro politico; e immaginare una nuova idea di sviluppo nel Mezzogiorno d’Italia. Io guardo le persone che ho davanti, conosco molto bene questa terra, in parte è anche la mia terra. Questa gente orgogliosa non chiede la carità ma di potersi misurare ad armi pari. Ed è quello che vogliamo garantire».
Per il governatore Schifani si tratta di «una storica intesa». «E per questo - aggiunge - ringrazio i dirigenti del ministero guidato dall’amico Raffaele Fitto, di cui ho stima politica che si è consolidata in un confronto leale e collaborazione trasparente». «Ci sono stati momenti di difficoltà ma abbiamo trovato in Fitto una persona pronta al dialogo - ha affermato il governatore della Sicilia -. Ho assistito ad altri tipi di confronti con altre Regioni ma non voglio fare paragoni e confronti: noi abbiamo lavorato e abbiamo trovato una intesa. È giusto che il governo abbia una visione di tutto il territorio nazionale, non ci sposso essere interventi a macchia di leopardo».
Schifani ha poi sottolineato: «C’è l’attenzione che il governo Meloni mostra sistematicamente non per me o il governo di centrodestra ma nei confronti della Sicilia; lo registro quotidianamente». E ha citato alcune delle misure previste nel Fsc, come gli 800 milioni per i due termovalorizzatori, i 480 milioni per la competitività delle imprese, i 354 milioni per gli interventi di depurazione.
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