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Schlein a Palermo: «No alla separazione delle carriere, è l’anticamera della sottomissione dei magistrati all’esecutivo»

La segretaria del Pd al congresso dell'Anm: «La scelta di questa città ha una forte valenza simbolica, per il sacrificio di tanti giudici che si sono battuti per la legalità e la democrazia»

«Siamo qui per ascoltare, per capire come essere utili, anche se oggi da un ruolo di opposizione, ma comunque in modo propositivo, nell’ambito di un riconoscimento del fondamentale ruolo e contributo della magistratura alla vita del Paese». Lo ha detto la segretaria del Pd, Elly Schlein, intervenendo al congresso dell’Anm, a Palermo. La scelta di Palermo per questo congresso, ha aggiunto, «ha una forte valenza simbolica, che richiama alcune delle pagine più buie della storia del Paese, ma anche la reazione e il sacrificio di tanti giudici che si sono battuti per la legalità e la democrazia. Il vostro contributo di proposte e la vostra esperienza reale sono preziosi per chi deve decidere e legiferare».

«È importante essere qui oggi - ha proseguito la leader dei dem - con attenzione e rispetto. Non potrei che prendere lo spunto dalla citazione di Sciarra su Plutarco sull’ascolto. È questo lo spirito con cui veniamo qui: ad ascoltare, a capire come essere utili da un ruolo di opposizione. Come metodo cerchiamo, insieme alla critica, sempre una risposta concreta. Lo facciamo da questo congresso partecipato, da Palermo. Il vostro congresso - ha aggiunto - rappresenta sempre un momento di dialogo, nel rispetto dell’autonomia della magistratura rispetto alla politica. La vostra attività è preziosa. A voi è affidato un compito cruciale: la difesa dei diritti. Il vostro impegno negli anni si è espanso. I continui cambiamenti che attraversano la società ha aumentato la richiesta di giustizia».

Per Schlein «quanto annunciato sulla separazione delle carriere vede la nostra ferma contrarietà». Tra gli applausi dei magistrati presenti, la segretaria del Pd ha chiarito: «Noi riteniamo che la separazione delle carriere, oltre a non risolvere i problemi della giustizia, sia l’anticamera della sottomissione dei magistrati all’esecutivo e comprometta il principio dell’obbligatorietà dell’azione penale».

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