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Il ministro Nordio a Palermo: «Le leggi antimafia italiane sono un modello nel mondo»

«La separazione delle carriere - ha detto al congresso dell'Associazione magistrati - è nel programma elettorale. È un percorso lungo, perché richiede una revisione costituzionale»

«La cosa più bella degli incontri che si sono svolti al G7 nei giorni scorsi è l’omaggio che i partecipanti hanno tributato alla magistratura italiana per il loro lavoro nella lotta contro la mafia». Lo ha detto il ministro della Giustizia Carlo Nordio (nella foto con il presidente dell'Anm Giuseppe Santalucia), intervenendo al 36esimo congresso dell’Associazione nazionale magistrati in corso a Palermo. «Tutti - ha riferito - hanno convenuto che la nostra legislazione e l’attività della magistratura sono la punta avanzata che altri Paesi tendono a imitare e a prendere come modello, perché la criminalità organizzata è ormai un fenomeno transnazionale».

Nordio, reduce dal G7 a Venezia ha illustrato i maggiori temi affrontati, compreso il problema dell’immigrazione illegale. «Ho trovato una concordanza assoluta sull’argomento e sull’analisi del fatto che alle spalle dei traffici di migranti c’è la criminalità organizzata», ha spiegato. Altro tema affrontato al G7 è l’emergenza Fentanyl, «una droga - ha detto il ministro - che in America fa 60 mila morti l’anno, più che la guerra del Vietnam, costa poco ma ha un prezzo di vendita altro, un valore aggiunto che fa gola alla criminalità organizzata».

Il ministro ha poi affrontano il tema caldo dei rapporti fra la politica e la magistratura e delle riforme sulla giustizia allo studio del governo. «In questo momento - ha detto - si stanno affollando vari provvedimenti di vari tipi, siamo in campagna elettorale e questo riduce di molto le possibilità di riunione del Parlamento e dello stesso governo. Quindi per quanto riguarda i tempi per la riforma della giustizia e la separazione delle carriere, non ho una data». E ha ribadito che la sua «intenzione è di attuare la convenzione di Bordeaux che è stata citata, in modo improprio tempo addietro». La separazione delle carriere, ha ricordato Nordio, «è nel programma elettorale. È un percorso lungo, perché richiede una revisione costituzionale. Sarà fatta nel principio della dichiarazione di Bordeaux. La dichiarazione prevede, e per me è un principio non negoziabile, che ci sia una assoluta indipendenza del pm nei confronti di qualsiasi autorità a cominciare dal potere esecutivo. Questo per me è dogma».

Un accenno anche alla riforma del Consiglio superiore della magistratura. «La prevalenza dei togati in qualsiasi riforma del Csm - secondo Nordio - sarà assoluta. Nella mia idea originale, in un mondo ideale, il Consiglio dovrebbe essere composto solo da toghe proprio per assicurare autonomie da potere politico. Nel mondo reale questo non è possibile, ma in tutti i casi di riforma la prevalenza dei togati è fuori discussione».

Un segnale forte di disgelo è arrivato anche dal ministro dopo le parole di ieri del viceministro Sisto. «Non è possibile - ha detto Nordio - parlare di lotta tra magistratura e politica. Il dialogo deve continuare», perché «l’esigenza di trovare un sentiero comune è importante». I problemi della giustizia «oggi sono incentrati sull’efficienza della giustizia, sia penale sia civile, quindi il terreno di incontro deve essere questo», ha detto il ministro, sottolineando che «occorre implementare le risorse, puntare sulla digitalizzazione e lavorare in sintonia con il Csm, l’Avvocatura e l’Anm. La cosa più importante oggi è rendere la giustizia efficiente».

E per farlo serve anche il personale adeguato. «Penso che saremo tutti d’accordo - ha affermato il ministro - sul fatto che occorrano delle riforme che incentivino l'efficienza della giustizia. Per la prima volta abbiamo tre concorsi in via di definizione. Altri due sono stati appena definiti. Contiamo di colmare i vuoti della magistratura entro il 2026. Sono state diffuse voci false e tendenziosi su concorsi stranissimi, con addirittura magistrati nominati dal governo. Non è possibile nemmeno pensare che un ministro, che è stato magistrato, possa immaginare qualcosa del genere. Stiamo invece pensando di accelerare questi concorsi».

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