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La crisi idrica a Palermo, scatta il razionamento dell'acqua: l'Amap non esclude misure più drastiche

Colpa delle condotte colabrodo in alcuni punti della città. Gli invasi sono semi-vuoti: Scanzano, Piana degli Albanesi, Poma e Rosamarina al di sotto del 50 per cento della capienza

Da domani, venerdì 5 aprile, radunate bidoni, bacinelle, vasche, cati e catini e riempiteli. Non si sa mai. A Palermo è tornato il grande spettro della sete. Obiettivo: scavallare l’estate. Dopo vent'anni di relativa tranquillità, ora si torna a ballare di preoccupazione. Colpa delle condotte colabrodo in alcuni punti della città, degli invasi mal gestiti. E poi il cielo che manda giù appena qualche goccia d'acqua. Roba da nulla, come uno spruzzo nel deserto.

Il maledetto cambiamento climatico sta rivoluzionando certezze e sicurezze, a questo si aggiunga la mano dell'uomo che – ad esempio – qui in Sicilia non riesce a gestire al meglio gli invasi disseminati per le campagne. Risultato, un disastro che alla fine è (quasi) annunciato. L'Amap, l'azienda che gestisce le reti e la distribuzione in città e nella maggior parte dei paesi della provincia, ha annunciato quel che si temeva da qualche tempo: arriva il razionamento delle risorse idriche sotto forma di riduzione della pressione nelle reti. Il fatto che le dighe abbiano un volume di invasamento dimezzato obbliga a prendere decisioni drastiche, se si vuole un po’ mettere in sicurezza l'estate, sperando che il prossimo inverno sia più generoso sotto il profilo pluviometrico.

Il piano dell'azienda di via Volturno consiste sostanzialmente in una riduzione della pressione in rete, perché «le riserve disponibili - si legge in una nota - che avevano raggiunto già dall’inizio dell’anno corrente livelli di allerta, non hanno subito miglioramenti per effetto delle modeste precipitazioni che si sono verificate tra fine febbraio e inizi di marzo».

Situazioni di particolare criticità si registrano nei serbatoi Scanzano, Piana degli Albanesi, Poma e Rosamarina (nella foto), in cui c'è una diminuzione dei volumi complessivi superiore al 50% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Prendiamo il Poma, che può contenere 72 milioni di metri cubi: a gennaio 2023 ne conteneva 46, a gennaio scorso appena 34. Piana, addirittura, ha meno di 10 milioni di metri cubi disponibili, l'anno prima ne aveva 15. Situazione un po’ ovunque così, purtroppo, in lungo e in largo per la Sicilia. Il guaio è che si registrano abbassamenti anche delle falde idriche sotterranee di tutta la provincia, con riduzione delle portate rese dalle sorgenti e dai pozzi. Per questo, ad esempio, una società come Siciliacque, sta lavorando per ripristinare entro maggio il pozzo di contrada Zacchia, a Prizzi. E inoltre sono in corso nuove ricerche idriche sul monte Carcaci, fra Prizzi e Castronovo.

Amap, comunque, sta gestendo la situazione in contatto con l'ufficio del commissario delegato per l’Emergenza idrica nel settore potabile, con cui ha condiviso un piano di razionamento delle risorse prelevate dagli invasi «che avrà inevitabili conseguenze sulla distribuzione idrica nelle reti dei comuni gestiti», avverte una nota ufficiale diramata ieri mattina. Che continua così: «Il piano è una misura necessaria per fare in modo che i volumi sinora immagazzinati possano consentire l’alimentazione delle reti fino all'inverno prossimo. Per Palermo, per cui erano già state individuate delle zone in cui sono state operate delle lievi riduzioni di pressione già dalla metà del mese di gennaio, verranno attuate (da domani, ndr), ulteriori e più consistenti riduzioni della portata immessa in rete con conseguenti diminuzioni delle pressioni d’esercizio. Tali misure potranno comportare, in alcuni punti dei distretti interessati, anche l’assenza di erogazione durante gli orari di massimo consumo».

Una delle questioni preoccupanti è buttata lì, come un dato di secondo piano. E cioè che «non sono da escludere misure più restrittive, qualora necessarie, in dipendenza delle condizioni che si instaureranno nei prossimi mesi». Significa, cioè, che esistono dei piani che aggravano il razionamento. «Ulteriori misure di contenimento dei consumi – si legge nel documento ufficiale della società partecipata - potranno pertanto essere gradualmente adottate anche in altre zone della città al fine di ridurre al minimo i disagi alle utenze pubbliche e sensibili (scuole, ospedali, cliniche, edifici a valenza pubblica)».

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