Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Nuova spaccatura all'Ars, maggioranza e governo battuti ancora: bocciata la legge «salva-ineleggibili»

Non passa l'emendamento di Fratelli d'Italia. Il presidente Galvagno sospende la seduta

L’Ars ha bocciato, con voto segreto, un emendamento di riscrittura dell’articolo 1 del disegno di legge «salva-ineleggibili» presentato dal capogruppo di Fratelli d’Italia Giorgio Assenza: 36 voti contrari e 24 favorevoli. Dunque, governo e maggioranza vanno sotto. Subito dopo il presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno, ha sospeso la seduta. Alla ripresa si dovrebbe votare il disegno di legge, ma già si ipotizza che la seduta possa essere rinviata del tutto.

La legge voluta da FdI serve a sanare retroattivamente le cause di ineleggibilità che stanno spingendo verso la decadenza quattro deputati, tre dei quali proprio del partito della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Lega e Dc avrebbero votato contro assieme all'opposizione. Dieci i franchi tiratori del centrodestra che hanno votato contro il disegno di legge, bocciato dall’Ars con 34 voti contrari e 30 favorevoli. Dal foglio delle presenze emerge che i deputati di maggioranza presenti in aula al momento della votazione erano 39: contro il testo di legge hanno votato 34 parlamentari, l'opposizione poteva contare su 24 presenti. Oltre al deputato Pd Dario Safina, assente perché coinvolto nei giorni scorsi nell'inchiesta della Procura di Trapani e sottoposto all’obbligo di dimora, non erano presenti Giovanni Burtone (Pd), Carlo Gilistro e Jose Marano del M5s, Davide Vasta di ScN (uscito dall’aula al momento della votazione) e il capogruppo della Dc Carmelo Pace. A supportare la richiesta di voto segreto sono stati 8 deputati del Pd, due di Sud chiama Nord e il parlamentare di FdI Giuseppe Catania, che peraltro è uno dei quattro per i quali è stato presentato il disegno di legge, al punto che, nel suo caso, il tribunale di Palermo si è pronunciato nei giorni scorsi per l'ineleggibilità.

La legge al momento sembra tramontare. Era stata già ieri, 30 gennaio, il casus belli. Poi, in giornata, sembrava essere scoppiata la pace con l'accordo sull'ordine dei lavori trovato nel corso del vertice di maggioranza. Ma in aula la coalizione che sostiene il governo Schifani si è di nuovo spaccata.

 

Caricamento commenti

Commenta la notizia