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Palermo, non passa il piano industriale della Reset: in crisi la partecipata del Comune

Gli operai della Reset protestano davanti alla prefettura di Palermo

«Il collegio sindacale e la società di revisione di Reset non hanno certificato il piano industriale 2023/2025 dell’azienda consortile incaricata dei servizi di pulizia, custodia, guardiania e manutenzione dal Comune. E’ quanto emerge dal verbale della seduta del 28 ottobre, presieduta dalla dottoressa Pietra Schillaci, presidente del collegio sindacale, il cui incarico è ormai scaduto da settembre». Così in una nota la consigliera comunale di Palermo del M5S, Concetta Amella.

«Ciò si collega - aggiunge - alla mancata sottoscrizione dei contratti economici per il 2023, 2024 e 2025 e al mancato appostamento del corrispettivo economico del 2023. E come potrebbero esserlo dal momento che il Bilancio di previsione 2022/2024 non è stato ancora approvato e dal 3/11/2022 si è insediato il Commissario ad Acta, il dottor Antonio Garofalo, per l'approvazione dello stesso e degli atti propedeutici ad esso connessi? Il quadro che emerge per la partecipata dalla bozza del Piano industriale - a tinte fosche - indica una perdita di 2 milioni di euro nel piano per il 2023, situazione che si riproporrà per il 2024, con un volume di ricavi che, considerando l'incremento del costo del lavoro prevista tra due anni, non basterà affatto a garantire le ore lavorative assegnate nel 2018. E lo stesso vale anche per il 2025, in cui si prevede un ulteriore incremento del costo orario dei dipendenti. Nel 2024 il parametro di fatturazione dovrà passare dagli attuali 17,45 a 18,44 euro all’ora, mentre nel 2025 l’aumento previsto è a 19,74 euro all’ora».

«La situazione è, dunque, particolarmente preoccupante. L’azienda è da mesi senza vertice e allarmanti sono anche i dati emersi dall’ultima relazione trimestrale. La mancanza di Bilancio comunale, poi, non rende plausibili futuri aumenti di corrispettivo. Occorrono, quindi, interventi strutturali che passino dalla riduzione del numero dei dipendenti, anche attraverso il concretizzarsi della mobilità interaziendale dei 94 lavoratori della Reset - che da anni attendono il transito in Rap o esodi - e dalla modifica triennale del contratto economico dell’azienda. Senza, non ci sarà futuro per i dipendenti e rilancio per i servizi», conclude la consigliera comunale M5S Concetta Amella.

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