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Regionali in Sicilia, Schifani rinvia il nodo assessori a dopo il voto: «Ma deciderò io»

Renato Schifani in Senato

Sa della sfida che già anima i big di ogni partito che lo sostiene, avverte il pressing degli alleati per definire ruoli e di peso nell’eventuale futuro governo. E così Renato Schifani manda un avviso ai naviganti: prima si pensi alla campagna elettorale, solo dopo discuteremo di assessorati.

Il candidato del centrodestra alla presidenza della Regione Siciliana lavora a ricucire la coalizione nel post-Musumeci. E per riuscirci indica la road map da qui al 25 settembre, giorno delle urne. «Confido che i siciliani diano al centrodestra la maggioranza per garantire la stabilità di governo senza dovere cercare di volta in volta i voti in Assemblea regionale», ha detto Schifani. Frasi che vanno lette nella duplice chiave di rinviare a dopo il voto ogni tema che possa creare divisioni e di concentrarsi per tenere compatto l’elettorato ed evitare la trappola del voto disgiunto. La possibilità che la legge offre a ogni elettore di votare per un candidato presidente e per uno all’Ars di una coalizione diversa è l’asso su cui scommettono gli avversari di Schifani. Lui però non mostra di temere agguati e fuoco amico: «Non temo il voto disgiunto, perché non avverto questa tendenza».

Da qui il punto centrale dell’intervento che Schifani ha fatto ieri: «Sulle scelte per la formazione della giunta sarò intransigente, chiederò ai partiti una rosa di nomi e poi decido io. Sono contrario agli assessori tecnici tout court ma voglio politici-tecnici competenti che conoscano la materia. E su questo non accetto compromessi che possono indebolire la macchina amministrativa».

Nel centrodestra in realtà le manovre per mettersi in pole position in vista di una eventuale vittoria sono iniziate da giorni. Sia dentro i partiti che fra i segretari regionali. In Forza Italia è stato l’assessore uscente Marco Falcone a rivelare che esiste un patto per cui «chi prenderà più voti avrà diritto a entrare in giunta». È uno stimolo a una competizione interna che in alcune province mette l’uno contro l’altro nella stessa lista big del voto che aspirano a entrare in giunta: lo stesso Falcone, Nicola D’Agostino e Alfio Papale a Catania. E poi ancora Tony Scilla (braccio destro di Miccichè) e Stefano Pellegrino (che di Micciché è uno dei contestatori) a Trapani.

Anche in Fratelli d’Italia c’è una corsa spasmodica a «prenotare» un posto nella eventuale giunta e ancora di più per la poltrona di presidente dell’Ars, che Forza Italia dovrà cedere per equilibri di coalizione. Vi aspirano il palermitano Alessandro Aricò, l’etneo Gaetano Galvagno e il messinese Giuseppe Galluzzo.  Nella Lega chiedono spazio in tanti: Vincenzo Figuccia e Marianna Caronia a Palermo, Antonio Catalfamo a Messina, Luca Sammartino a Catania.

Una situazione potenzialmente esplosiva che Schifani ieri ha voluto disinnescare rinviando il dibattito al 26 settembre: «Ho sempre avuto ottimi rapporti con gli alleati, sono una persona di equilibrio e se in passato ci sono state tensioni nella coalizione farò in modo che non ci siano scorie. Sono cresciuto nella scuola di Silvio Berlusconi e ho imparato ad ascoltare, a mediare quando è possibile, ma a decidere in autonomia».

Schifani ha indicato anche alcuni punti del suo programma. Lanciando in particolar modo il progetto di far rinascere le ex Province. Enti cancellati dal governo Crocetta in linea con una manovra nazionale senza però che i Liberi consorzi, che dovevano prenderne il posto, siano mai nati per davvero: «In agenda ho anche il tema delle ex Province. Proverò a ricostituirle senza impatto sulla finanza pubblica. Sono per un ritorno oculato di questi enti che funzionavano in passato, bisognerà trovare un meccanismo per evitare la scure della Corte costituzionale».

Il candidato del centrodestra ha poi illustrato altri tre punti del suo programma: «La gestione virtuosa dei fondi europei, evitando scelte inutili e puntando decisamente su lavoro e infrastrutture. E poi il coinvolgimento di fondi d'investimento per favorire lo sviluppo a partire dal turismo e per incentivare l'industria cinematografica realizzando dei veri e propri set di produzione per valorizzare il patrimonio culturale e architettonico. Infine l'avvio di un confronto con lo Stato per l'alta velocità in Sicilia». Sul programma Schifani anticipa anche un confronto col presidente uscente: «Ho già sentito e incontrerò a breve Nello Musumeci per parlare dei temi più delicati. Trovo una Sicilia che non è andata indietro, che ha affrontato con grande coraggio la pandemia, che ha aumentato il Pil. E che ha ottenuto l'inserimento del principio dell'insularità in Costituzione, ciò permetterà ai siciliani un gettito maggiore».

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