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Comune di Palermo, conti in agonia e riequilibrio sempre più difficile

Palazzo delle Aquile, sede del Comune di Palermo

Partecipate fuori controllo che impongono al Comune di Palermo di prevedere, nel fondo rischi, perdite per 13 milioni in più rispetto allo scorso anno. Tariffe per i servizi ai cittadini, dagli impianti sportivi alle mense fino ai cimiteri, ancora mancanti dell’aggiornamento delle tariffe (leggasi aumento) per garantire la della copertura del 36% prevista dalla legge. La riscossione dei tributi che zoppica vistosamente e ora pure il caro bollette della luce. Tante mine vaganti distribuite qua e là tra le pagine della seconda relazione firmata dal ragioniere generale del Comune, Paolo Basile, che qualche giorno fa ha messo nero su bianco e consegnato i numeri sull’esercizio finanziario 2022.

Un capitolo, anzi un libro, dai dati ancora più spinosi di quando con i conti aveva a che fare la ex amministrazione Orlando. Piano di riequilibrio sempre più in salita per gli eredi del pre-dissesto che dovranno riscrivere i termini (e i costi, soprattutto) dell’accordo che deve ancora essere firmato con lo Stato. Senza l’approvazione dei bilanci (2021/23 già ampiamente scaduto e il 2022/24 al traguardo naturale il 31 agosto) e il via libera alle delibere propedeutiche tutto resta ingessato e la spesa va avanti con le anticipazioni di cassa per circa 13 milioni. Manca soprattutto il via libera all’aumento dell’Irpef, 16 milioni subito e forse 59 in tre anni, elemento fondamentale per il riallineamento dei conti tanto difficile da raggiungere.

«L’approvazione del bilancio di previsione 21/23, il cui ritardo estremo accumulato costituisce una grave irregolarità contabile - scrive Basile - è urgente anche per la ragione che l’ente, trovandosi in gestione provvisoria, non può assumere impegni di spesa pluriennale». Questo compromette il rinnovo delle convenzioni che servono a garantire servizi indispensabili per gli uffici comunali, come per esempio il noleggio di fotocopiatrici e delle auto in dotazione all’Amministrazione. Sostanzialmente, il Comune è ancora in una situazione non deficitaria, ma di più. La genesi. L’ex Consiglio comunale ha approvato a gennaio scorso la delibera sul piano di riequilibrio finanziario pluriennale anche senza la «previa» approvazione del bilancio di previsione 2021/2023, come prescrive invece la Corte dei Conti in questi casi. Detto ciò, il regime di gestione del bilancio è rigorosamente limitato «alle superiori spese e vige un regime di complessivo blocco della spesa, fatta eccezione per quella ritenuta dai dirigenti da assumersi al fine di scongiurare che l’ente patisca un danno patrimoniale grave e certo, oltre che quella finanziata integralmente con fondi extracomunali», sottolinea il ragioniere generale.

Le aziende satellite

Le società partecipate occupano poi una parte fondamentale del documento. È evidente che il disallineamento al 31 dicembre del 2020 nei confronti delle Società in house, pari a circa 69 milioni, si è significativamente ed insostenibilmente incrementato rispetto a quello dell’anno precedente, che risultava essere di 54 milioni. Pesa sopratutto la Rap con gli extracosti per il trasporto dei rifiuti in altre discariche e spese per il percolato. Proprio sul controllo delle aziende satelliti dell’Ente, si è espresso il collegio dei revisori: «La situazione rasenta la ingovernabilità: gli organi amministrativi delle partecipate eludono le regole del controllo da parte dell’Ente, sottraendosi deliberatamente, mancando al dovere di leale collaborazione amministrativa. Rilevati disallineamenti e perdite d’esercizio e ritardi nella approvazione dei bilanci d’esercizio».

Una anarchia che mette in pericolo il fragile equilibrio delle casse comunali. Nella relazione emerge che complessivamente i fondi da accantonare per i disallineamenti con le Partecipate è aumentato (seppure trattasi ancora di dati di preconsuntivo 2021), rispetto allo stesso valore registrato nel 2020, di quasi 13 milioni «con profili di insanabile incompatibilità con lo stato di crisi conclamata in cui versa l’ente».

Mense, musei e sport

Dalla piscina ai servizi funebri, passando per i luoghi del tempo libero. Tutto ha un prezzo che ora potrebbe salire. Per i servizi a domanda individuale al momento non viene garantito il 36% di copertura, stabilito dalla legge, ma ci si ferma al 33,24 Occorre definire un piano delle tariffe dei servizi a domanda individuale, obiettivo che è lungi dall’essere conseguito. «Non risulta si siano assunte - scrive Basile - appropriate ed efficaci misure correttive. La situazione è molto critica poiché la sanzione prevista è di circa 10 milioni di euro circa, rispetto ai quali non v’è alcun margine (a legislazione vigente) per darvi copertura nel 2023 e configurerebbe, si ritiene, profili di responsabilità». Per le modifiche c’era tempo fino al 31 luglio. I prezzi e la spesa ad oggi. Gli impianti sportivi costano all'Amministrazione poco più di 5 milioni di euro, le mense scolastiche circa tre. Mercato ittico 390 mila euro, che diventano 917 mila per l’ortofrutticolo. Musei e spazi espositivi pesano sulle casse per un milione e mezzo, i servizi funebri invece quasi sei milioni. Totale spese, circa 17 milioni. Incassi da tariffe, 5 milioni.

Tasse, l’altro nodo

La riscossione dei tributi resta la spina nel fianco per Lagalla e compagni. I dati dei primi sei mesi dell’anno sono sono totalmente in contrasto con il piano di riequilibrio e rappresentano un trend che è pari, se non negativo, rispetto a quello dell'anno precedentemente. Un milione e due viene dalle imposte di soggiorno. Al 15 luglio l'incasso della Tari ha prodotto introiti per 36 milioni e 724 mila euro, 31 li ha garantiti il versamento dell’Imu e altri 22 sono arrivati a copertura dell’Irpef. Tredici dalla Tasi e 779 mila euro dalla Tosap. Il canone unico patrimoniale ha garantito l’incasso di 589 mila euro. Paradossalmente, il fondo di cassa vincolata attuale del Comune registra 170 milioni di euro. Ma non si possono toccare.

 

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