Si insedia oggi ufficialmente il nuovo procuratore generale di Palermo Lia Sava, proveniente da Caltanissetta, che si è occupata prima come procuratore aggiunto e poi come Pg di numerose e delicate inchieste, comprese quelle sulle stragi mafiose del ‘92 che costarono la vita a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Un insediamento che avviene proprio alla vigilia dell’anniversario dei trent’anni da quegli attentati che segnarono il punto più alto dell’attacco di Cosa Nostra allo Stato.
«Il filo rosso della mia esperienza professionale è segnato dalle stragi» afferma la Sava in un’intervista al Giornale di Sicilia oggi in edicola in cui traccia un bilancio dei suoi 10 anni a Caltanissetta. «Se non ci fossero state le stragi - spiega - sarei rimasta a Roma a fare il giudice civile, ci stavo bene. Invece ho sentito il boato delle stragi pure dentro di me. Non si poteva rimanere inerti».
Il magistrato ribadisce nell’intervista quanto ha avuto modo di affermare più volte: «Non smetteremo di cercare la verità sulle stragi fino in fondo, fino alla fine». La stessa frase pronunciata durante la requisitoria del processo d’appello sulla strage di Capaci. «Riuscire ad annodare tutti i fili - spiega il procuratore - è un’operazione complessa siamo arrivati ad un punto che sono le sentenze definitive. Di fronte ai tasselli che mancano, noi abbiamo ancora da assolvere a quell’obbligo morale che abbiamo assunto, nel momento in cui abbiamo detto che la ricerca della verità va completata. Le indagini continuano. In sinergia tra la procura di Caltanissetta, Firenze, la procura di Reggio Calabria, la procura di Palermo e la direzione nazionale antimafia. Sono anche relativamente ottimista il tempo da un lato toglie delle cose ma dall’altro ci da delle prospettive in più».
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