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Passante ferroviario di Palermo, dopo sei mesi di stop ripartono i lavori nella zona del Papireto

Gli interventi erano stati sospesi a causa di infiltrazioni d'acqua. La fine dei cantieri slitta al 2025

Dopo sei mesi di stop riprendono i lavori per il passante ferroviario in vicolo Bernava, a Palermo.  Non ci sarà bisogno di effettuare altre gare, altri passaggi burocratici, altre autorizzazioni: l’impresa, infatti, rimane la stessa e dunque niente stravolgimenti. Il progetto sarà però modificato, con la ripresa che avverrà nei prossimi giorni. Gli interventi a questo punto finiranno nel 2025, con uno slittamento necessario. Gli interventi erano stati sospesi a causa di infiltrazioni d'acqua.

I lavori prevedono uno scavo lungo la via Pier Paolo Pasolini, con il proseguimento, tagliando via D’Ossuna, fino alla via Antonio Bruno per poi connettersi al cantiere che è impiantato fra via Imera e corso Alberto Amedeo, lì dove sorgerà la  fermata Papireto.

Gli ultimi sessanta metri di galleria in tratta A erano stati già riprogettati con un intervento a cielo aperto, dopo che nel 2018 un imprevisto geologico aveva causato danni alle palazzine e la gestione di un fiume d'acqua. Fu impossibile proseguire con la talpa meccanica. Sei mesi fa ci si era fermati a 40 metri. Gli ultimi 20 metri dello scavo in terreno opportunamente consolidato dall’interno del pozzo sono stati considerati a rischio ed è per questo che ci sarà la rimodulazione del progetto, dopo attente indagini da parte di Rfi.

I lavori del passante ferroviario, ricordiamolo, sono iniziati da 14 anni, ma pendenze, cause, guai e sbagli nel progetto hanno trascinato gli interventi fino ad oggi. Caso emblematico è proprio la storia di vicolo Bernava e dintorni. Da quando 12 anni fa iniziarono i lavori di scavo per la realizzazione della galleria tra le fermate Orlèans e Lolli, i residenti di un condominio di via Pietro D’Asaro, nei pressi di via Dante, hanno dovuto fare i conti con problemi e danni che sarebbero stati causati proprio dalle opere come ha stabilito il tribunale, tanto che Rfi fu costretta a comprare le case danneggiate e nelle vicinanze del progetto di tasca propria per poter andare avanti con i lavori.

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