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L'anno nero del commercio a Palermo, fallite 204 attività

Gli ultimi colpi di coda della crisi tolgono dalla scena il bar Recupero: ma prima spazzati via una lunga lista di negozi storici. Le procedure giudiziare sono aumentate dell’11%: nel calderone pure Mazzara, Carieri, Longo, Migliore e Avola

PALERMO. Svuotati, al buio, deserti. Negozi e vetrine a luci spente, sempre di più e sempre più velocemente. Il 2014 ha segnato la resa forzata del fallimento per duecentoquattro attività, un incremento dell’11 per cento rispetto al 2013, con la falce della crisi che si è abbattuta senza pietà su pasticcerie storiche, ristoranti, negozi simbolo della moda, imprese edili, tutto spazzato via in poco tempo. La città ha cambiato fisionomia, si, perchè anche quelle insegne facevano parte della strada ora rivestita di nuova abiti e incerta identità.
Dall’asse del centro storico e dalla sua passeggiata è di colpo mancato il bar Mazzara, con i suoi tavolini affollati dai turisti appena sbarcati dalle navi da crociera, un flusso ininterrotto di curiosi a caccia dei sapori tipici siciliani. Via dal bancone, in pochi giorni, i bignè al cioccolato e le granite. Via i sorrisi dei camerieri, sempre gli stessi da «secoli». Sotto il tendone del gazebo che ospitava gli eleganti aperitivi a luce e musica soffusi bivaccano ora barboni e stranieri di ventura con cani, ciotole e zaini. Abbandono, tristezza e un altro capitolo di storia si chiude.
Scena quasi fotocopia in via Malaspina, dove da poco ci si sente orfani dei dolci e dei gelati di Recupero. Vent’anni di attività portate via dai debiti e chissà se e quando si riapre. Forse o mai, ma il colpo d’occhio di chi passa da lì ogni giorno, chi in quel quartiere è nato e cresciuto, è sulle porte chiuse.
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