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Addio indimenticabile Totò Pezzino, sapevi parlare a tutti: editori, scrittori, politici, grandi imprenditori e piccoli artigiani

Ha elevato la tipografia ai ranghi di una nobile arte e si è fatto promotore della sua evoluzione tecnologica. Credette anche  in due "ragazzetti" fautori di Gomez&Mortisia

Caro, Unforgettable, dottor Pezzino.

Immerso nella penombra del suo ufficio, sepolto tra le carte della sua scrivania. Questo è il primo ricordo che ho del “dottor Pezzino”. Era chiuso lì, nella storica sede di via San Biagio. Tra quei fogli si intravedeva solo il suo capo, sempre chino sull'interfono, che a ritmo costante, con il suo tipico intercalare, annuiva e dava  indicazioni ai propri collaboratori. Sembrava un centralino di chiamate quell'ufficio...

Se n'è andato il gigante dell'Arti Grafiche. Burbero come pochi, ma con una profonda e straordinaria cultura del vivere. E poi buono, anche in questo caso come pochi al mondo.

A me ha lasciato tanto. Spesso, ai miei corsi, dico che chi vuole fare grafica, deve anzitutto conoscere le basi della tipografia. Io in questo ho avuto la più grande fortuna, di avere, oltre a mio Padre, proprio Lui come insegnante sul campo. Il migliore in assoluto. Un maestro totale che ha elevato la tipografia ai ranghi di una nobile arte; pure lungo tutta l'evoluzione tecnologica di cui si è fatto promotore e fautore. Dal piombo alla pedalina, dalla tipografia tradizionale alla litografia, fino alle tecniche di stampa più moderne e innovative. Un visionario che credette anche  in due "ragazzetti" come me, Elisa e poi Eva, fautori di Gomez&Mortisia.

Cianografiche, fotolito, cromalin, progressive, fuori registro, bianca e volta, abbondanze... Termini di una grammatica di stampa, alcuni ormai desueti, che mi rimbombano in mente come il rumore delle macchine in funzione. L'odore misto di inchiostri e carta, la vista della messa a registro, la grana al tatto delle innumerevoli qualità di finiture. Ricordo ancora quelle enormi composizioni di poster – i 12 manifesti 100x140cm che in sequenza formavano i 6x3 – sparse sul pavimento . All'epoca si usava ancora stampare in tipografia le stampe per le affissioni: erano come degli affreschi, vere e proprie opere d'arte. E lui ne era l'Artista.

Che fossero raffinate stampe d'autore, importanti prime edizioni o commerciali "segui lettera", il dottor Pezzino dava a ogni stampa la stessa – altissima – dignità. E così faceva anche con le persone.

Era un grandissimo comunicatore. Sapeva parlare a tutti e con tutti: editori, scrittori, politici, intellettuali, grandi imprenditori e piccoli artigiani. Da quell'ufficio sono entrati e sono usciti i migliori. Bruno Caruso, Gianni Li Muli, Gianbecchina, Sellerio tra le grandi firme. Ma anche grandi opere. Pezzi di storia editoriale come “Il Gattopardo”, “I Love Sicilia”, "Cult", il mio “Balarm Magazine”. Non sarebbero mai stati così belli, curati, con quella perfetta patinatura, se non fossero usciti dalla sua stamperia. E allo stesso modo il prodotto pubblicitario. Prima con papà, poi con la Gomez & Mortisia, l'alta fattura di quei poster, i cataloghi e i calendari, hanno dato vita a immensi mostri: Randazzo, Bellanca & Amalfi, Polenghi Lombardo, Mar, Di Cristofalo, Miraglia, Cocoon e Bucalo.

In comune, oltre agli interessi, avevamo la puntualità a lavoro. Per anni e anni, abbiamo continuato a lavorare “a fianco”: lui nelle sue nuove Officine Grafiche, io con la mia agenzia. Lo incontravo ogni mattina alle 7, presso il parcheggio di via Favier, con la sua copia del Giornale di Sicilia in mano. Era il primo ad arrivare, l'ultimo ad andare via.

Quell'azienda era frutto del suo instancabile lavoro e della sua grande visione. Ma anche coraggio, se pure pensiamo che con la Cooperativa ha avuto la capacità di affidare l'azienda familiare ai propri lavoratori. Un'intuizione che ha condiviso con il suo socio, Stefano Cosentino, altro gigante della tipografia, anche lui scomparso da poco. Grandi imprenditori, grandi uomini e grandi visionari. Lo sono stati per il loro e il nostro tempo, e tali resteranno agli occhi dei posteri che come stella avranno suo figlio Cris, mio amico fraterno, con cui condividiamo bellissimi momenti di vita e imponenti eredità culturali.

Caro Totò, in questo silenzio che ci lasci sento ancora risuonare la musica d'attesa di quel tuo centralino... “Unforgettable, that's what you are”. Una dichiarazione d'amore tra padri e figli. Per lo sfincionello ne parliamo dopo.

Danilo Li Muli è creativo e designer e oggi anche imprenditore nel settore della ristorazione, a Palermo

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