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La riapertura di Palazzo Bonocore a Palermo, l'arcivescovo Lorefice: «Un luogo in cui accompagnare i giovani verso la bellezza»

L'antica residenza di piazza Pretoria destinata a diventare un hub culturale di prossimità a disposizione di tutti

Palermo si riappropria dell’antico palazzo che si affaccia sulla sua piazza più nota. E da quassù la osserva sornione. Palazzo Bonocore aspira a diventare l’hub da cui partiranno direttrici diverse che cercheranno, tra vicoli, piazze, residenze, quelle coordinate necessarie per ritrovare l’anima più autentica di una capitale che è aperta verso l’Europa ma che è fiera del suo legame con il Mediterraneo.

Palazzo Bonocore è un progetto politico nel suo senso più antico perché parla al cittadino, racconta la comunità e ne recupera la memoria, utilizza il patrimonio culturale come strumento e stimolo alla cittadinanza attiva. Tramite interviste, documentari, dibattiti si potrà comporre – sotto la guida di un rigoroso comitato scientifico - una programmazione culturale (mostre, exhibit interattivi, eventi, itinerari in città) in collaborazione con le istituzioni, le organizzazioni, le associazioni, i cittadini che vorranno contribuire.

Ma Palazzo Bonocore sarà anche un luogo interattivo e in continuo mutamento, dove la memoria si rinnova e si rende presente, in cui ciascuno potrà scegliere il proprio percorso. Approfondite e meticolose ricerche d’archivio alla base per costruire una collezione immateriale interpretata tramite tecnologie di ultima generazione. Il primo capitolo sarà dedicato a Palermo Felicissima, al preciso periodo storico a cavallo tra fine Ottocento e inizi Novecento. Stamattina, giovedì 30 novembre, l’inaugurazione, alla presenza delle istituzioni cittadine: l’arcivescovo Corrado Lorefice, l’assessore regionale alle Attività produttive Edy Tamajo; Maurizio Carta, assessore comunale alla Rigenerazione Urbana e Giulio Tantillo, presidente del Consiglio comunale; Alessia Davì, portavoce dell’assessore regionale ai Beni Culturali, Scarpinato; dei direttori dei Parchi archeologici di Segesta, Luigi Biondo, e Selinunte Felice Crescente; del presidente di CoopCulture, Adriano Rizzi. Palazzo Bonocore è stato affidato dalla Diocesi di Palermo a CoopCulture attraverso un avviso pubblico.

«È un segno - ha detto monsignor Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo – di rigenerazione per Palermo. Un luogo dove “accompagnare” i giovani verso la bellezza; qui, tramite le nuove tecnologie, si potrà ripensare la città nella sua ricchezza di storia. Qui si potrà veramente ricostruire una Palermo Felicissima».

Porte aperte a tutti. Palazzo Bonocore è luogo di esperienze, di scambio, di apprendimento e di intrattenimento. In termini di risorse, unità di lavoro e di programmazione è un grande investimento di CoopCulture, realtà nella gestione e valorizzazione di alcuni tra i luoghi della cultura più importanti della Sicilia; soltanto a Palermo, l’Orto Botanico, lo Steri, il Museo archeologico Salinas, il museo d’arte contemporanea Riso, fino al Palazzo della Zisa e al complesso monumentale di Monreale. «Grazie alla sinergia con la Diocesi, restituiamo uno spazio aperto  alla città - spiega Letizia Casuccio, direttore generale di CoopCulture - un hub culturale di prossimità a disposizione di tutti, un centro di produzione e laboratorio di innovazione. Per i giovani sarà un catalizzatore di creatività e di ispirazione individuale; per le realtà associative, una casa inclusiva e interculturale per la rigenerazione sociale».

La prima esperienza si cuce già sull’inaugurazione e sarà disponibile per il pubblico da domani, primo dicembre, per diversi mesi: un primo capitolo, a cui ne seguiranno altri, legato alla storia della città, ma indagata in maniera nuova e 4.0. Palermo Felicissima è una mostra interattiva e cross-mediale, nata dalla collaborazione tra CoopCulture e Odd Agency che unisce tecnologie avanzate e installazioni immersive per permettere al visitatore di interagire con un grande archivio di informazioni, per scoprire luoghi, persone, eventi, architetture.

«È un lavoro che dura da parecchi anni, basato su lunghe ricerche: è una mostra-archivio organizzata per la fruizione - dice Luca Pintacuda di Odd Agency -. Abbiamo cercato di capire come la tecnologia in generale possa diventare un mezzo al servizio dell’utente, dal ragazzino allo storico: crediamo di esserci riusciti, Palermo Felicissima è soltanto un primo passo, ma anche un auspicio di buona speranza e di crescita per la città». È il racconto di quella Palermo Felicissima che, nell’iconografia della città, si sistema su quel preciso periodo sociale e politico a cavallo tra Ottocento e Novecento, indicato come momento di fulgore europeo, di spinta imprenditoriale borghese, ma che ebbe anche le sue ombre.

Sono gli anni in cui poche famiglie (quasi tutte giunte da fuori isola) cuciono su Palermo un racconto straordinario fatto di creatività, versatilità, crescita economica: primi fra tutti i Florio, in arrivo da Bagnara Calabra, ma anche Ingham e Whitaker dalla lontana Inghilterra, e pochi altri. Famiglie eleganti, fattive, che seppero cogliere le opportunità e coniugare la capacità imprenditoriale ad un gusto innato per il bello declinato su artisti, architetti, artigiani. Di tutto questo finora è mancato un racconto coordinato: le mostre, i libri, gli arredi, i documenti, le strutture architettoniche, i luoghi, tanti capitoli alla ricerca di un’unica direttrice narrativa.

Nel video le dichiarazioni di Letizia Casuccio, Luca Pintacuda, Corrado Lorefice, Edy Tamajo e Maurizio Carta

 

 

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