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Nagano, debutto al Teatro Massimo: «La musica di alto livello è metafora di vita»

Nagano al Massimo (foto Rosellina Garbo)

Kent Nagano, californiano di origini giapponesi, per la prima volta al Teatro Massimo, dirige oggi alle 20,30 la Sinfonia n.4 di Bruckner.

Montreal, Berlino, Chicago, Lyons, New York, Milano, Amburgo... Palermo. C'è sempre una prima volta?

«Sì, per fortuna, nella vita ci sono sempre nuove scoperte. A volte stanno davanti a noi chiaramente. Altre volte bisogna cercarle. Ma nella vita sono proprio le scoperte che ci danno stimoli nuovi e costanti. Offrono una certa profondità alle nostre prospettive, mettiamo in discussione il contesto delle informazioni acquisite e la curiosità che c'è dietro alimenta la nostra vitalità e il nostro sviluppo costante».

Bruckner e la Quarta Sinfonia per questa sua sosta insulare. C'è un segreto nella sua musica, nel linguaggio cifrato delle sue partiture?

«In tutti i capolavori dell'arte giacciono misteri. E la quarta sinfonia di Bruckner è stata a lungo considerata un capolavoro eccezionale».

Il mistero delle note, sempre le stesse sette note ma così flessibili alle attrattive di mille combinazioni, è quello che può al di là della bravura e del successo costituire la sfida di chi riesce a farne partecipi le orchestre?

«Al di là delle difficili sfide tecniche che noi interpreti dobbiamo affrontare, padroneggiare la capacità di comunicare la profondità dei contenuti all'interno di un'opera richiede i massimi livelli di sensibilità, controllo tecnico e infinita flessibilità dell'immaginazione. La musica è molto più del semplice rumore risultante dalle vibrazioni di archi, percussioni o tasti di una tastiera. Eseguita a livello magistrale, diventa una metafora della vita stessa».

Frank Zappa, Eötvös, Berlioz e Kurt Weill, Mahler, Messiaen: è per lei il mondo aperto della musica?

«Sì, però sono solo alcune grandi personalità che ho avuto il privilegio di conoscere durante il corso della vita fino ad ora».

La sua lunga esperienza con l'orchestra di Montreal è stata una fase importante e significativa del suo lavoro?

«Sì, una collaborazione insolitamente importante e profonda. La chimica tra me e l'orchestra era molto stretta e ci si stimolava reciprocamente. È raro trovare una relazione così armoniosa e poiché l'orchestra mi ha nominato "Conductor Laureate" la nostra stretta relazione continua attivamente oggi ben oltre i miei 16 anni di direttore musicale a tempo pieno».

Tra un aereo e un teatro quali, quanti spazi di curiosità le riserva il mondo oltre le note?

«Un numero infinito limitato solo dalla propria immaginazione».

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