
Kent Nagano, californiano di origini giapponesi, per la prima volta al Teatro Massimo, dirige oggi alle 20,30 la Sinfonia n.4 di Bruckner.
«Sì, per fortuna, nella vita ci sono sempre nuove scoperte. A volte stanno davanti a noi chiaramente. Altre volte bisogna cercarle. Ma nella vita sono proprio le scoperte che ci danno stimoli nuovi e costanti. Offrono una certa profondità alle nostre prospettive, mettiamo in discussione il contesto delle informazioni acquisite e la curiosità che c'è dietro alimenta la nostra vitalità e il nostro sviluppo costante».
«In tutti i capolavori dell'arte giacciono misteri. E la quarta sinfonia di Bruckner è stata a lungo considerata un capolavoro eccezionale».
«Al di là delle difficili sfide tecniche che noi interpreti dobbiamo affrontare, padroneggiare la capacità di comunicare la profondità dei contenuti all'interno di un'opera richiede i massimi livelli di sensibilità, controllo tecnico e infinita flessibilità dell'immaginazione. La musica è molto più del semplice rumore risultante dalle vibrazioni di archi, percussioni o tasti di una tastiera. Eseguita a livello magistrale, diventa una metafora della vita stessa».
«Sì, però sono solo alcune grandi personalità che ho avuto il privilegio di conoscere durante il corso della vita fino ad ora».
«Sì, una collaborazione insolitamente importante e profonda. La chimica tra me e l'orchestra era molto stretta e ci si stimolava reciprocamente. È raro trovare una relazione così armoniosa e poiché l'orchestra mi ha nominato "Conductor Laureate" la nostra stretta relazione continua attivamente oggi ben oltre i miei 16 anni di direttore musicale a tempo pieno».
«Un numero infinito limitato solo dalla propria immaginazione».
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