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Galvagno e l'inchiesta, i tanti «non so» su fondi e incarichi elargiti

Nell’interrogatorio in Procura, nell’indagine che lo riguarda, il presidente dell’Ars ha alternato risposte a omissioni, dai contributi concessi ai favori al «cerchio magico»

Sono le 8.57 del 7 giugno quando il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gaetano Galvagno, si presenta a Palazzo di giustizia per l’interrogatorio chiesto personalmente nell’ambito dell’inchiesta per corruzione, peculato e abuso d’ufficio che ha scosso il Parlamento siciliano. Ad attenderlo, il procuratore Maurizio de Lucia e i pubblici ministeri Andrea Fusco e Felice De Benedittis, titolari dell’indagine che ruota attorno alla gestione di fondi pubblici destinati a fondazioni e società riconducibili a persone a lui vicine. Galvagno entra accompagnato dal suo legale, Antonia Lo Presti, ma il verbale restituisce l’immagine di un faccia a faccia con i magistrati in cui, per quasi tre ore, il presidente dell’Ars alterna risposte articolate a omissioni, distinguo, formule prudenti e ripetuti rinvii: «Mi riservo di parlarne in altra sede».

Secondo la Procura, Galvagno avrebbe sostenuto l’erogazione di finanziamenti a favore della Fondazione Tommaso Dragotto e della società Puntoeacapo, ottenendo in cambio incarichi retribuiti per il suo «cerchio magico». Tra questi Marianna Amato avrebbe ricevuto 12 mila euro per l’evento Un Magico Natale attraverso la Alquadrato Communication, società legata ad Alessandro Alessi, e nello stesso contesto sarebbero stati pagati anche Davide Sottile e Sabrina De Capitani, che avrebbe incassato 10 mila euro in contanti. Le contestazioni hanno riguardato una serie di contributi che, secondo i pm, Galvagno avrebbe promosso o autorizzato in favore della Fondazione Dragotto: 100 mila euro per Un Magico Natale 2023 e 98 mila euro per l’edizione dell’anno successivo, 15 mila euro per La Sicilia per le donne, e 12.200 euro concessi dalla Fondazione Federico II per la stessa iniziativa. Un altro episodio riguarda l’organizzazione di un apericena da 10 mila euro della Fondazione Marisa Bellisario. Un secondo capo d’imputazione coinvolge la società Puntoeacapo e il manager di spettacoli catanese Nuccio La Ferlita per la serata in piazza del Capodanno a Catania dell’anno scorso, dove De Capitani e Salvatore Pintaudi avrebbero ricevuto incarichi di 20.400 e 8 mila euro. Inoltre Galvagno avrebbe promesso un finanziamento da 10 mila euro per l’evento Sotto il vulcano Fest. Infine l’accusa di aver utilizzato per fini privati l’Audi A6 di servizio facendola diventare una sorta di taxi per parenti e amici.

L’interrogatorio si apre con le domande su De Capitani. Galvagno ricostruisce così l’inizio del rapporto: «La conosco dal 2022 perché, dopo una partita allo stadio di Palermo, c'è stata una cena durante la quale mi ha raccontato della sua carriera in Mediaset. Me l’ha presentata un amico». Dopo la sua elezione all’Ars, le conferisce l’incarico di portavoce: «Inizialmente si occupava solo di comunicazione, ma, sfruttando le sue conoscenze, ho ben presto impiegato la De Capitani nell’organizzazione di mostre alla Fondazione Federico II». Un passaggio, il presidente lo dedica anche al loro rapporto personale: «Abita in un appartamento che condivide con me. Le do un contributo mensile di 300 euro in contanti per la locazione». Poi viene affrontato il nodo dei contributi alla Fondazione Dragotto. «Ho conosciuto Dragotto quando venne nominato presidente dell’Irfis - spiega Galvagno ai magistrati -. Solo successivamente ho conosciuto la moglie. Sono stato qualche volta a cena nella loro villa a Mondello, e anche a Villa Gattopardo. In tutte le occasioni ero accompagnato da Sabrina».

Quanto ai fondi pubblici: «Ho pensato di inserire la Fondazione Dragotto tra quelle che avrebbero beneficiato dei finanziamenti. La prima volta è stata la Cannariato a illustrarmi le iniziative». I magistrati chiedono conto del maxi-emendamento con cui, nel novembre 2023, vengono stanziati 100 mila euro in favore della Fondazione: «Posso averlo proposto anche io, o possono avermelo proposto deputati di Palermo o l’assessore Amata. In ogni caso c’è stato il mio avallo perché conoscevo la Fondazione», è stata la risposta di Galvagno.
Segue la lettura di un’intercettazione del 7 novembre del 2023: «Vedi che gli sto dando centomila euro alla fondazione Dragotto», diceva il presidente. Lui non nega: «Ribadisco che io e l’assessore Amata ci siamo prodigati affinché la Fondazione Dragotto svolgesse iniziative finanziate dalla Regione». Ma appena il contenuto delle intercettazioni si fa ancora più esplicito, Galvagno diventa più cauto. A proposito della frase in cui definisce Marianna Amato come «di Uomo 6» e aggiunge che Cannariato «non la può fare fuori perché io i soldi glieli sto dando», taglia corto davanti ai pm:

«Non ricordo questa conversazione. Mi riservo di parlarne in altra sede».
In più passaggi, Galvagno sostiene di avere dimenticato o di non sapere: «Non ricordo di aver partecipato all’evento Magico Natale», «non so chi abbia stabilito i compensi», «non ricordo se ne ho parlato con la Cannariato». E anche quando gli viene chiesto conto di un incontro tra La Ferlita e il suo segretario Cinquemani, risponde «Non ne so nulla». Sul ruolo di De Capitani e Pintaudi, con la Puntoeacapo di La Ferlita che stava lavorando al progetto del Capodanno 2024 di Catania, è ancora più netto: «Non so di che tipo fosse il loro incarico». Sul rapporto con Alessandro Alessi: «Lo conosco da oltre dieci anni, ci occupavamo di pubbliche relazioni e intrattenimento danzante. Poi l’ho rivisto a Palermo», ammette Galvagno aggiungendo di sapere «che è stato coinvolto nell’organizzazione del Magico Natale, ma non sono stato io a coinvolgerlo».

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