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Palermo, nessuno prende Villa Deliella e nell’area torna il posteggio

Il sito dove sorgeva la dimora storica abbattuta nel 1959 non è stata espropriata né la Regione l’ha acquistata. Scaduti i 5 anni per l’opzione, via libera al nuovo parcheggio

Le ruspe in azione, ancora una volta, in un luogo già sfregiato molti anni fa. Ieri sono comparse a ridosso di piazza Crispi, che tutti in città chiamano le Croci, perché sorge a ridosso di via delle Croci. Siamo nell’area dove un tempo, fino al 1959, sorgeva Villa Deliella, splendido esempio di liberty ammazzato dalla speculazione edilizia in pochi giorni (e in una notte, visto che il Consiglio comunale rilasciava licenze edilizie a raffica, ci fu il colpo di grazia).

A vedere ieri gli operai al lavoro in quello che poi era diventato un parcheggio e infine era stato sequestrato (e successivamente dissequestrato), si poteva pensare a lavori di diserbo e di pulizia. Le condizioni in cui si trovava, effettivamente, lasciavano pensare più a un luogo abbandonato che a uno da rilanciare con un museo. Ma poi i manovali all’opera qualcosa hanno detto e facendo un giro di telefonate in Comune nessuno sapeva niente. Lo sconcerto piano piano lascia posto al sapore guasto di un papocchio difficile da rimediare. In sostanza quei lavori preludono alla creazione di un parcheggio. Ancora una volta, un parcheggio. Più che altro uno sfregio alla memoria.

La richiesta è stata avanzata legittimamente dalla ditta Guarena srl, che ha chiesto un nulla osta ex articolo 29 delle norme tecniche di attuazione. Al di fuori del burocratese, significa che sì, sull’area erano stati apposti i vincoli preordinati all’esproprio (la Regione aveva detto che voleva acquisirla) ma sono scaduti dopo cinque anni. Dunque l’azienda può in via transitoria chiedere la destinazione a parcheggio per un anno. Una procedura prevista dalla legge, insomma. E infatti qua i problemi che sorgono sono due: il primo è capire come mai, dopo tante roboanti dichiarazioni ancora Villa Deliella (la chiamiamo così in onore di uno spettro che ancora chiama le nostre coscienze) non sia stata espropriata (i proprietari sono i Lanza di Scalea). E poi, è possibile che negli uffici da cui è passata questa richiesta nessuno si sia accorto che si trattava di un sito delicato da trattare come un qualsiasi slargo di periferia?

Le intenzioni, dopo il sequestro, risalente al marzo del 2018, erano ben altre: un parcheggio con la realizzazione di un Museo regionale del Liberty nell'area. Dalla Regione al Comune, passando per varie intellighenzie nostrane, la parola era la stessa: riqualificare e valorizzare. Ma le cose alle nostre latitudini vanno così: passa il momento e lo sconcerto si trasforma velocemente in oblio.
L’imbarazzo è palpabile, anche sul piano politico-amministrativo. L’assessore alle Attività produttive, dopo un breve giro di orizzonte, conferma quello che sta avvenendo nel cuore della città. E tuttavia promette un impegno. E cioè che si verificherà «se sia previsto un elemento di discrezionalità sull’esito del procedimento e in questo caso si potrà intervenire» per bloccare quella che sarebbe, quantomeno, una clamorosa svista. A volere essere clementi.

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