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Palermo, il ricordo di Piersanti Mattarella simbolo di legalità: 45 anni dopo la verità è più vicina

L’agguato del 6 gennaio 1980 è una delle pagine più buie della nostra storia con misteri che adesso potrebbero essere dipanati

Sono trascorsi 45 anni da quella mattina dell’Epifania in via della Libertà, a Palermo. Piersanti Mattarella, alla guida della propria Fiat 132, stava per recarsi a messa insieme alla moglie Irma Chiazzese, al suo fianco, alla suocera Franca e alla figlia Maria, sedute sul sedile posteriore. Un sicario si avvicinò all’automobile e uccise il presidente della Regione con colpi di rivoltella calibro 38 attraverso il finestrino, che venne frantumato. Per ricordare quella tragica giornata si è svolta stamattina nel capoluogo la commemorazione dello statista che sosteneva che «la Sicilia doveva mostrarsi con le carte in regola».

La cerimonia in via Libertà è stata celebrata davanti alla lapide sul luogo del delitto. Presenti alla deposizione della corona d’alloro, il figlio Bernardo e i nipoti dell’ex presidente della Regione, il prefetto di Palermo Massimo Mariani, l’assessore regionale Francesco Paolo Scarpinato, il vicesindaco Giampiero Cannella, il presidente della commissione antimafia dell’Ars Antonello Cracolici, i magistrati Lia Sava procuratrice generale presso la corte d’appello di Palermo, Matteo Frasca presidente della Corte d’appello, Claudia Caramanna procuratrice per i minorenni, Mario Fragale segretario generale della Città Metropolitana e l’ex sindaco del capoluogo siciliano, Leoluca Orlando che con Mattarella ha fatto i suoi primi passi in politica. Presenti rappresentanti delle forze dell’ordine. Non c'era il Capo dello Stato e non è una novità la sua assenza.

«Ora più luce sul delitto»

«Siamo arrivati a questo giorno con qualche consapevolezza in più. Conforta il grande lavoro che continua a fare la Dda. Fare luce su questo gravissimo fatto di sangue che ha interessato tutta l’Italia, è fondamentale. Speriamo che questo fascio di luce che dà speranza, sia un segnale che porti alla verità completa», ha detto il prefetto di Palermo, Massimo Mariani.

«Un esempio che continua a ispirare»

«Quarantacinque anni fa, la mafia uccideva Piersanti Mattarella, presidente della Regione Siciliana, esempio di impegno e dedizione al bene comune - dichiarato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi -. La sua figura continua a ispirare chi, ogni giorno, si batte contro la criminalità organizzata e si adopera per difendere i valori di giustizia e legalità».

«Volle una Regione con le carte in regola, ora verità e giustizia»

La Regione Siciliana rinnova il proprio commosso omaggio a una figura straordinaria, che ha rappresentato un faro di integrità e coraggio nella lotta contro ogni forma di illegalità. Piersanti Mattarella, con la sua azione riformatrice, perseguiva un'idea di Regione con “le carte in regola”, fondata sulla trasparenza, sull'efficienza e sul rispetto delle istituzioni. Oggi ricordiamo non solo il suo sacrificio, ma anche il suo straordinario esempio, che continua a guidare il nostro impegno quotidiano per una Sicilia libera dalla mafia e dalle ingiustizie», ha dichiarato il presidente della Regione Renato Schifani. «Accogliamo con speranza e fiducia - prosegue Schifani - la nuova indagine avviata dalla Procura di Palermo per fare finalmente piena luce sugli esecutori materiali del suo barbaro assassinio. È un passo necessario per restituire verità e giustizia, non solo alla memoria di Mattarella e ai suoi familiari, ma a tutti i siciliani che credono in un futuro di legalità e progresso. Nel suo ricordo ribadiamo con forza il nostro impegno per costruire una Sicilia migliore, nel solco dei valori che egli ha incarnato».

«Un muro contro l'illegalità»

«Piersanti Mattarella è stato fedele uomo delle istituzioni e oggi, a 45 anni dal tragico attentato, ricordiamo il suo sacrificio e il suo esempio che è rimasto unico nella storia di questa terra - così il sindaco Roberto Lagalla -. Nella sua esperienza politica Mattarella ha non solo dato una spinta riformatrice e innovativa all’azione amministrativa, ma ha anche alzato un muro contro ogni forma di illegalità e ingerenza mafiosa. L’auspicio è che i risvolti degli ultimi giorni sulle indagini dell’assassinio di Mattarella, condotte dalla Procura di Palermo, rappresentino un decisivo cambio di passo nella ricerca della verità su questo omicidio di matrice mafiosa. Quella verità richiesta, in questi anni, a gran voce dalla famiglia Mattarella e da tutti i siciliani onesti».

«Sapremo la verità grazie ai pm»

«Ci lascia ben sperare, a 45 anni dal delitto, la svolta impressa dalla Procura di Palermo che ha iscritto nel registro degli indagati due soggetti ritenuti i killer del presidente della Regione Siciliana, Piersanti Mattarella, ucciso nel giorno della Befana del 1980. La commemorazione di quest’anno assume, alla luce di questa novità, un significato diverso e ci auguriamo che si possa raggiungere la verità su uno dei fatti più gravi della storia, non solo siciliana, che aprì la stagione dei delitti politici di stampo mafioso, proseguiti con l’assassinio del segretario regionale del Pci, Pio La Torre». Lo ha detto il segretario regionale del Pd Sicilia, Anthony Barbagallo, a margine della commemorazione.

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