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Dopo la strage di Casteldaccia i reflui a mare, il sindaco: «Dissequestrate l’impianto»

La richiesta di Giovanni Di Giacinto ai pm per evitare disastri ambientali, i sigilli scattati a seguito della tragedia costata la vita a 5 operai

Il Comune di Casteldaccia ha inviato una richiesta alla Procura di Termini Imerese affinché venga dissequestrato l’impianto di sollevamento dove, nell’incidente sul lavoro dello scorso 6 maggio, hanno perso la vita 5 operai e un altro è rimasto gravemente ferito a causa delle esalazioni tossiche. Sul fronte delle indagini, invece, i sostituti procuratori Giacomo Barbara e Elvira Cuti hanno acquisito l’ordine di servizio di Amap che disponeva come dovevano essere eseguite le opere di manutenzione.

Nel documento non ci sarebbe stata nessuna disposizione di entrare nel pozzo, l’intervento avrebbe dovuto prevedere solo la manutenzione dei tombini dall’esterno e successivamente di spurgarli attraverso il camion aspiratore che è stato trovato sul luogo della tragedia. I magistrati, quindi, stanno cercando di appurare se ci sia stato un ordine estemporaneo e non autorizzato per risolvere il problema degli sversamenti dei liquami a mare.

Il sollecito ai magistrati è stato inoltrato dal sindaco Giovanni Di Giacinto nella sua qualità di autorità sanitaria sul territorio mentre, nelle scorse settimane, l’Amap - che gestisce il servizio in città e in provincia - aveva scritto ai magistrati avvertendo che lo stop avrebbe inevitabilmente provocato lo sversamento in mare dei liquami. Cosa che sta puntualmente accadendo viste le numerose segnalazioni da parte di residenti e di titolari di alcune attività della zona in cui si evidenzia la situazione di emergenza sanitaria. «La pompa è ferma - spiega il sindaco - e le acque reflue non depurate vanno a finire a mare.

Un servizio completo di Fabio Geraci sull'edizione di Palermo del Giornale di Sicilia in edicola oggi

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