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Palermo, la morte di Angelo Onorato: la chiave del giallo nel suo sistema di relazioni

Il mistero sulla scomparsa dell’imprenditore, gli investigatori sono concentrati non solo sugli affari ma anche sul suo giro di frequentazioni

Angelo Onorato e Francesca Donato

Angelo Onorato non si è confidato con la famiglia che tanto amava e neanche con gli amici più cari. A loro ha lasciato in eredità solo una lettera, qualche mezza frase e nulla di più se non tanti, troppi punti interrogativi. Nelle ultime 24 ore gli investigatori stanno intensificando le loro attenzioni sui rapporti interpersonali, più che professionali, dell’imprenditore di 54 anni trovato morto a Palermo, all’interno della sua auto posteggiata sabato scorso in viale Regione Siciliana, nella bretella sottostante la A29 in direzione in direzione Mazara del Vallo.

Mentre si attendono gli esami tossicologici e dei tessuti prelevati nel corso dell’autopsia, la famiglia dell’architetto continua a ripetere di essere convinta che si tratti di omicidio, gli inquirenti invece propendono per la pista del suicidio. Gli agenti della squadra mobile stanno setacciando telefoni, computer e agende dell’uomo il cui cadavere è stato ritrovato con una fascetta da elettricista stretta attorno al collo e agganciata all’asta del poggiatesta. Continuano ad essere ascoltate le persone vicine ad Onorato che, per la sua professione e per il fatto di essere legato in matrimonio all’europarlamentare Francesca Donato, aveva costruito una fitta rete di rapporti e conoscenze.

Gli inquirenti proprio su questo versante stanno cominciando a concentrare i propri sforzi investigativi, dopo aver dato nei giorni scorsi un forte impulso alle verifiche della sfera professionale dell’uomo. Anche la famiglia probabilmente potrebbe aver dato qualche indizio, dal momento che un paio di giorni dopo la morte dell’architetto ha cominciato a rendere più concreta la possibilità che qualcuno possa anche aver spinto al gesto estremo l’imprenditore. Ecco perché la Procura, che sta coordinando l’inchiesta che al momento è aperta contro ignoti con l’ipotesi di omicidio, al momento non scarta alcuna possibilità pur ritenendo il suicidio la pista più avvalorata.
Qualcuno potrebbe aver messo psicologicamente l’imprenditore con le spalle al muro? E se sì, con quali strumenti ricattatori? La virata investigativa sulla sfera personale dell'architetto prende quota anche perché le verifiche fatte sul fronte professionale non hanno portato a grandi riscontri o veri spunti. Non sembra reggere infatti l’ipotesi che l’imprenditore possa essersi tolto la vita per presunti debiti accumulati dalle sue imprese edili: le prime analisi non fanno emergere conti in rosso. Certo è che l’autopsia effettuata al Policlinico non è riuscita nelle prime evidenze a svelare il mistero. Tra tutti gli esami c’è grande attesa per quello sulla fascetta di plastica che ha strangolato Onorato: si stanno effettuando verifiche sulle eventuali tracce biologiche lasciate sulla superficie in plastica. Ovviamente anche gli esami tossicologici e dei tessuti prelevati sul corpo della vittima dovrebbero dare delle indicazioni nette, decisive.

In debito conto anche la lettera dai contorni ancora tutti da decifrare che il professionista ha consegnato ad suo amico avvocato, Fabrizio Macchiarella, in cui scrive di qualcuno che gli vorrebbe male. Ci sono poi le parole della moglie agli inquirenti ai quali ha riferito di quanto il marito fosse preoccupato: «Ho paura, può essere che una persona voglia ammazzarmi», le avrebbe confidato. Aspetti questi che non fanno altro che alimentare il mistero.

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