Ballarò applaude e piange. Le lacrime della giovane moglie, della famiglia, del quartiere, del sindaco di Palermo per Giuseppe La Barbera, l'operaio di 28 anni morto nel tragico incidente sul lavoro del 6 maggio di Casteldaccia, in cui hanno perso la vita anche altre cinque lavoratori.
Tanti amici e parenti con le magliette e la foto di Giuseppe stampata. In chiesa del Carmine Maggiore, insieme alla moglie Alessia, e ai parenti dell'operaio, tanti amici e altri operai.
Per tutta la settimana il quartiere è stato in silenzio in segno rispetto per i La Barbera, che in zona gestiscono una rivendita di bombole. In migliaia hanno atteso il feretro al quale è stato dedicato un lungo applauso. Fra loro, con il consigliere comunale Salvatore Imperiale, anche il sindaco Roberto Lagalla che, piangendo, ha abbracciato davanti alla chiesa il papà di Giuseppe. Presenti anche il sindaco di Casteldaccia Giovanni Di Giacinto e il presidente dell'Amap Alessandro Di Martino. Presente anche il sindaco di Villabate, Gaetano Di Chiara.
Il parroco Pietro Leta nella sua omelia ha attaccato la politica: «Qui, Ballaró, è un quartiere di vita. Si comprano prodotti per vivere, frutta, carne, cibo. Ma c’è anche la morte: molti giovani vengono per il crack. E che dire del mercato coperto, proprio qui accanto, dove in molti mercatari erano pronti ad entrare. Ecco, il quartiere ha sempre luci ed ombre».
«Noi siamo qui per ascoltare la parola del Signore e domandargli "ma che è successo?" - ha aggiunto il sacerdote -. Eri assente tu in questo momento tragico. Bisogna anticipare i pericoli che portano alla morte sul luogo del lavoro. Quante morti nel mondo del lavoro? E Giuseppe è quello più vicino a noi. Non è Gesù che ha abbandonato Giuseppe. Siamo noi che siamo incapaci di garantire un lavoro dignitoso, un pezzo di pane. Ballarò è una grande comunità che ha abbracciato la famiglia di Giuseppe. Quando è arrivata la notizia della strage nel quartiere è calato il silenzio».
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