Una omelia intensa, forte, dura. Una omelia che condanna le morti bianche, «la sconfitta di questa società», così come le ha definite monsignor Gualtiero Isacchi, l’arcivescovo di Monreale che questa mattina ha celebrato la santa messa per i funerali di Ignazio Giordano, uno dei cinque operai rimasti uccisi a Casteldaccia, mentre lavoravano allo spurgo della rete fognaria. «Il modo in cui Ignazio ha lasciato i suoi affetti più cari, il modo in cui ha perso la vita, è profondamente ingiusto – ha detto monsignor Isacchi –. Morire sul lavoro è un segno preoccupante di una società fragile, nella quale non c’è lavoro per tutti e quando c’è, spesso non è dignitoso, è sottopagato, non è rispettoso della dignità umana; è un lavoro che dimentica la persona ed ha come unico orizzonte i suoi obiettivi e il guadagno. E soprattutto se ancora oggi si muore di lavoro con una frequenza impressionante, significa che qualcosa non va. Le chiamano “morti bianche”, ma rappresentano la sconfitta di questa nostra società, la sconfitta di tutti noi. Spesso ci vengono riproposti i numeri impressionanti delle morti bianche che aumentano di giorno in giorno: non sono numeri, sono uomini e donne e qualche volta minori traditi da quel lavoro nel quale riponevano speranza. Non distraiamoci da questa emergenza!».
In una chiesa stracolma di parenti, amici, conoscenti e di tutti coloro che, anche se non conoscevano Ignazio, hanno voluto pregare insieme per l’ultimo saluto, e tanti fedeli sono rimasti fuori. Nella chiesa madre di Partinico questa mattina, lacrime e dolore. Un funerale del quale, economicamente si è fatto carico il governo regionale, per dare una mano alla famiglia dell’operaio. Ignazio ha lasciato la moglie Carmela e tre figli, Gaspare, Davide e Fabrizio. Proprio Gaspare, 31 anni, nei giorni scorsi, ha parlato di un papà che «si è spezzato la schiena per offrire a noi più possibilità di quelle che la vita ha dato a lui. E a guardare le cose da questo finale ti sale la tristezza». Davide, 26 anni e Fabrizio, 25 anni, si stringono insieme a Gaspare e alla mamma, per darsi forza a vicenda. Quella forza che in questo momento è difficilissima da tirare fuori ma la famiglia Giordano, con grande compostezza, ascolta le parole commosse dell’arcivescovo, asciugando le lacrime. Una famiglia che oggi viene scaldata dall’amore di una comunità religiosa, quella di Partinico, che adesso dovrà dimostrare affetto e vicinanza nel quotidiano.
Presenti in chiesa questa mattina anche i sindaci dei Comuni di Partinico (Piero Rao), Casteldaccia (Giovanni Di Giacinto), San Cipirello (Vito Cannella), Montelepre (Giuseppe Terranova) e Giardinello (Antonio De Luca).
Ignazio era una persona umile, sempre in prima linea per aiutare gli altri. Con dignità e senso del dovere, ogni giorno usciva da casa per un lavoro che non gli fruttava più di 1500 euro al mese. Un lavoro che lunedì scorso gli ha riservato la morte. Una morte assurda, atroce, dolorosa. Ignazio ha dato la sua vita per provare a salvare i colleghi in difficoltà in quella trappola di melma e gas. È morto da eroe. Adesso, non resta che aspettare che l’inchiesta faccia luce al più presto sulle responsabilità di un incidente che poteva essere evitato.
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