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Strage di Casteldaccia, i polmoni degli operai totalmente asfissiati dal gas: a Ballarò l'ultimo saluto alla vittima più giovane

Le risultanze dell’autopsia su tre dei cinque operai morti. Un supersite del terribile incidente dimesso dall'ospedale. Resta riservata la prognosi sulla vita di Domenico Viola, il sesto operaio della squadra. I funerali non saranno comuni

(da S) Epifanio Alsazia, Giuseppe Miraglia, Roberto Raneri, Ignazio Giordano e Giuseppe La Barbera, vittime della strage di Casteldaccia (Palermo), 08 maggio 2024. NPK ANSA

Le prime tre autopsie confermano i sospetti dei soccorritori: sono morti soffocati Epifanio Alsazia, Giuseppe La Barbera e Ignazio Giordano gli operai trovati senza vita a Casteldaccia (Palermo), lunedì scorso, mentre lavoravano alla rete fognaria per la Quadrifoglio Group, la società che aveva avuto in subappalto i lavori di manutenzione. Le vittime - è emerso dagli accertamenti medico-legali che si sono svolti questa mattina al Policlinico di Palermo - avevano i polmoni completamente ostruiti a causa della inalazione dell’idrogeno solforato, il gas killer che si forma dalla fermentazione dei liquami.

Domani, ma l’esito dovrebbe essere lo stesso, verranno eseguite le autopsie sui corpi di Roberto Raneri e Giuseppe Miraglia. La Procura di Termini Imerese, che indaga sulla strage, ha dato il nulla osta alla sepoltura delle prime tre salme e l’autorizzazione ai funerali che verranno celebrati in date diverse: lunedì a Palermo si svolgeranno le esequie di Giuseppe La Barbera. Le esequie si terranno lunedì prossimo alle 10 nella chiesa del Carmine maggiore, in piazza del Carmine a Palermo. La Barbera, 28 anni, era il più giovane fra le vittime.

Resta riservata la prognosi sulla vita di Domenico Viola, il sesto operaio della squadra che lavorava allo spurgo del tombino, ricoverato nella terapia intensiva del Dipartimento di Emergenza del Policlinico. Nel corso delle ultime 24 ore, l’equipe diretta dal professore Antonino Giarratano, ha effettuato due «finestre» nella sedazione, restando sotto controllo la funzione respiratoria, supportata ancora meccanicamente, e si sono registrate alcune risposte. Mentre è stato dimesso ed è in buone condizioni un altro ferito, un dipendente 39enne della società che era stato portato all’unità operativa di Pneumologia del Policlinico. Ieri la polizia ha notificato un avviso di garanzia per omicidio colposo plurimo e lesioni aggravate a Nicolò Di Salvo, il titolare della Quadifoglio. Il socio, Epifanio Alsazia, ha perso la vita nella strage.

Al centro dell’inchiesta oltre alla regolarità del subappalto - la gara di appalto bandita dall’Amap, la municipalizzata che gestisce rete idrica e fognaria era stata vinta dalla Tek che aveva poi passato i lavori alla Quadrifoglio - c’è la sicurezza. I pm stanno cercando di capire intanto perchè le vittime, che avrebbero dovuto lavorare allo spurgo in superficie, erano state autorizzate dal direttore dei lavori dell’Amap a scendere nell’impianto fognario in cui hanno trovato la morte e per di più senza dispositivi di protezione.

Un unico indagato al momento

Il magistrato ha iscritto per il momento nel registro degli indagati solo una persona, il geometra Nicolò Di Salvo, 67 anni, titolare della Quadrifoglio Group, l’azienda di Partinico per la quale lavoravano quattro delle cinque vittime e che aveva ricevuto in subappalto la manutenzione della rete fognaria dall’ex municipalizzata Amap: le ipotesi di reato contestate sono quelle di omicidio colposo, con l’aggravante di essere stato commesso con violazione delle norme antinfortunistiche, e di lesioni personali colpose gravissime, con la stessa aggravante (un sesto operaio è ricoverato in ospedale). Nessun esperto di parte è intervenuto per l’indagato. Ma nei prossimi giorni l’elenco degli indagati potrebbe allungarsi ai responsabili della sicurezza delle aziende coinvolte.

«Credo che ci sia una responsabilità oggettiva da parte delle istituzioni: di questo governo ma anche dei governi precedenti», ha commentato il segretario generale della Fiom Michele De Palma. «Sarebbe indispensabile avere i controlli che oggi non ci sono, - ha aggiunto -, favorire il ruolo degli Rls, i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza dentro le aziende e sarebbe indispensabile il fatto che le imprese si assumessero le loro responsabilità perché se la gente muore sui luoghi di lavoro la responsabilità è innanzitutto di chi non ha garantito la salute e la sicurezza di quelle persone».

Da sinistra Epifanio Alsazia, Giuseppe Miraglia, Roberto Raneri, Ignazio Giordano e Giuseppe La Barbera, vittime della strage di Casteldaccia

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