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Casteldaccia, il comandante dei vigili del fuoco: «Nessun crollo, operai uccisi dall'idrogeno solforato»

Il gas respirato dalle cinque vittime si forma naturalmente ed è altamente tossico. Ecco di cosa si tratta

Non si sarebbe verificato alcun cedimento all'interno dell'impianto fognario di Casteldaccia, dove sono morti cinque operai che stavano eseguendo alcuni lavori di manutenzione. A escludere l'ipotesi è il comandante provinciale dei vigili del fuoco di Palermo, Girolamo Bentivoglio Fiandra (nella foto Fucarini), che conferma che ad uccidere Epifanio Alsazia, Giuseppe Miraglia, Roberto Raneri, Ignazio Giordano e Giuseppe La Barbera, è stato l'idrogeno solforato. «Se fossero state prese tutte le precauzioni del caso tutto questo non sarebbe successo», ha aggiunto sulla strage che si è verificata in via Nazionale, lungo la la strada statale 113.

Tra quei cunicoli i cinque operai, che sarebbero scesi ad uno ad uno, trovando la morte, sarebbe stata la sostanza tossica, quindi, a non lasciargli scampo. Un «gas killer» già preso in causa dalla presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei fisici e dei chimici Nausica Orlandi: «Perché si possa porre un freno a questa costante tragedia è necessario un cambiamento culturale: non sappiamo cosa sia successo di preciso, ma intanto cinque esseri umani oggi hanno perso la vita. Ciò pare sia dovuto alla presenza di idrogeno solforato, un gas per il quale esiste ampia bibliografia e documentazione che ne esprimono la pericolosità e la tossicità, non si sta parlando di un gas sconosciuto, o imprevedibile».

L'idrogeno solforato, noto chimicamente come «solfuro di idrogeno» o «acido solfidrico», è un gas incolore, facilmente infiammabile, estremamente tossico e caratterizzato da un odore marcato di uova marce. È un composto che si presenta in natura e che ha diverse applicazioni industriali, ma il cui utilizzo necessita di estrema attenzione. Si forma naturalmente attraverso il processo di decomposizione anaerobica di materiale organico da parte dei batteri: ciò vuol dire che si può trovare in ambienti naturali come paludi, stagni e nei sedimenti marini, dove il materiale organico viene decomposto in assenza di ossigeno.

È presente anche nelle emissioni vulcaniche e può essere rilasciato durante alcune attività geotermiche. Una sostanza che, a basse concentrazioni può provocare irritazione agli occhi, al naso e alla gola. A concentrazioni più elevate, può causare gravi danni al sistema nervoso e respiratorio, portando anche a perdita di coscienza e alla morte. Una delle su caratteristiche più insidiose è che, ad alte concentrazioni, può paralizzare rapidamente il senso dell'olfatto, rendendo difficile percepire la sua presenza e aumentando il rischio di esposizione.

In seguito alla sua elevata tossicità è fondamentale rilevare la presenza di idrogeno solforato in ambienti lavorativi e naturali. Per questo vengono utilizzati rilevatori di gas specifici che possono avvisare le persone presenti in caso di concentrazioni pericolose. Per questo le procedure di sicurezza sono necessarie: includono una adeguata ventilazione, l'utilizzo di apparecchiature di protezione individuale come maschere e respiratori, e sistemi di allarme efficienti.

 

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