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Palermo, non ha fatto in tempo a tagliare la barba: addio a Vincenzo Agostino, morto prima della fine dei processi agli assassini del figlio e della nuora

Quando Nino Madonia fu condannato all'ergastolo, disse che il giorno era ormai vicino. Attendeva che si completasse il procedimento contro Gaetano Scotto e Francesco Paolo Rizzuto

Vincenzo Agostino, padre di Antonino Agostino (a destra) il cui volto è stampato sulla maglietta che veste, partecipa alla XIX giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie con Don Ciotti - ANSA/EDDPHOTO / Enrico de Divitiis

La scomparsa a Palermo di Vincenzo Agostino, a 87 anni, non rappresenta la fine della battaglia intrapresa in nome di suo figlio, l’agente di polizia Nino, e della moglie di quest’ultimo, Ida Castelluccio, trucidati da Cosa nostra a Villagrazia di Carini il 5 agosto 1989. Per questo delitto - per cui furono molteplici le piste investigative, di cui alcune totalmente depistanti - sono state accusate tre persone, tra le quali il boss di Resuttana Nino Madonia, il killer preferito da Totò Riina, che ha optato per il rito abbreviato e nel 2021 è stato condannato all’ergastolo, confermato anche in appello il 5 ottobre scorso.

Anche quel giorno Vincenzo - accompagnato dalle figlie, dai nipoti e dalla sua inseparabile scorta ma senza più la moglie Augusta Schiera, scomparsa nel 2019 - si presentò al palazzo di giustizia di Palermo. La sua barba bianca, che aveva deciso di non tagliare finché non fosse stata fatta giustizia per il proprio figlio, il passo lento ma deciso agevolato da un bastone, dopo la sentenza Vincenzo Agostino fu netto, come sempre: «Sono soddisfatto perché hanno condannato il macellaio di mio figlio e di mia nuora. Soddisfatto anche per mia moglie, desideravo tanto che ci fosse anche lei accanto a me. Ora toglierò la scritta sulla sua lapide, “morta in attesa di verità e giustizia”. Si sta avvicinando il giorno in cui potrei tagliare la barba, perché si avvia a conclusione anche il procedimento ordinario, in caso di condanna posso dire che quel giorno posso mantenere la promessa che ho fatto sulla tomba di mio figlio». Non ha fatto in tempo, la morte lo ha raggiunto prima.

«Oggi - aveva scritto su Facebook il mese prima rivolgendosi alla moglie - avremmo festeggiato 64 anni di matrimonio. Ogni secondo senza di te è un’agonia, mi manchi infinitamente. Continuerò ad amarti, sempre tuo, Vincenzo».

Gli altri due imputati - sotto processo con il rito ordinario - sono il boss dell’Arenella Gaetano Scotto, accusato del duplice omicidio aggravato, e Francesco Paolo Rizzuto, un amico di Nino Agostino, accusato di favoreggiamento. Anche in questo procedimento Vincenzo - costituitosi parte civile, assistito dall’avvocato Fabio Repici e con lui anche le figlie, i nipoti e i familiari di Ida Castelluccio, tra gli altri - ha sempre voluto essere presente, a ogni udienza, nonostante gli acciacchi dovuti all’età. Assisterà da altrove alla sentenza, essendo il processo alle battute finali: hanno già discusso le parti civili, il 3 maggio e il 21 sono in programma gli interventi dei difensori degli imputati e poi la Corte d’assise, presieduta da Sergio Gulotta, dovrebbe ritirarsi in camera di consiglio per la sentenza.

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