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«Una barba lunga come la sua sofferenza»: don Ciotti ricorda 35 anni di battaglie con Vincenzo Agostino

«Quella scelta - dice il presidente di Libera - lo ha reso una figura simbolica agli occhi di tante altre persone nella stessa situazione. Speriamo che quella insopportabile attesa non sia stata vana»

«Una barba lunga come lunga è stata la sofferenza di Vincenzo»: con queste parole don Luigi Ciotti ricorda il padre dell’agente Nino Agostino, vittima della mafia. Il presidente di Libera ha accompagnato per anni la famiglia Agostino nella battaglia per la ricerca della verità.

«Trentacinque anni di lutto - afferma don Ciotti - per un figlio ammazzato dalla mafia. Era il suo tratto distintivo, che ce lo faceva riconoscere in mezzo alla folla nelle manifestazioni e negli incontri pubblici. Quella barba la vogliamo oggi ricordare come il segno della costanza di Vincenzo, della sua determinazione nel cercare verità e giustizia per suo figlio, sua nuora e il loro bambino mai nato».

Don Ciotti ricorda che «la scelta di non tagliarsi la barba, finché non avesse ottenuto risposte chiare dallo Stato, negli anni lo ha reso una figura simbolica agli occhi di tante altre persone nella stessa situazione. Ecco, tutti speriamo che quella lunga, insopportabile attesa non sia stata vana. Fra poche settimane si chiuderà l’ultimo dei processi ancora in corso sul delitto Agostino, dopo che alcune condanne sono già state emesse. Il nostro saluto a Vincenzo è reso meno amaro dalla consapevolezza che il risultato inseguito per tutti questi anni è finalmente a portata di mano. E dalla gratitudine che proviamo perché, attraverso il suo esempio, tante altre persone e famiglie hanno trovato la forza di trasformare la memoria sofferente in un impegno di speranza».

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