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Palermo, la comunità africana scende in piazza dopo l'omicidio di Kitim Ceesay: «Chiediamo verità e giustizia»

Ancora proteste dopo l'assassinio a Ballarò del ragazzo gambiano di 24 anni, morto lo scorso giovedì dopo sedici giorni di agonia in ospedale

«Chiediamo verità e giustizia». Le tante comunità africane, ormai vero e proprio cuore pulsante del quartiere di Ballarò, scendono in piazza per accendere i riflettori sulla morte, misteriosa, di Kitim Ceesay, il ragazzo gambiano di 24 anni morto lo scorso giovedì dopo sedici giorni di agonia in ospedale.

Le domande ancora senza risposta sono tante e tante le versioni che in questi giorni circolano. In attesa dei testimoni e degli esami autoptici - verranno eseguiti domani - le anime del quartiere provano a far sentire la loro voce: chiedono giustizia, approfondimenti e attaccano «il razzismo istituzionale», come lo ha definito Diaora Banjoukou. «Kitim è stato pugnalato - dice - e la polizia è arrivata in ospedale un’ora dopo e ciò che è accaduto non ha fatto notizia. Per questo chiediamo che le cose vengano fatte nel modo giusto, anche la sua vita valeva qualcosa come quella di tutti noi. Deve essere fatta luce su questa storia: noi non ci sentiamo più al sicuro».

Il concentramento della protesta è a Porta San’Agata, zona dove è avvenuto l’episodio: sono circa un centinaio i partecipanti che attraversano il quartiere di Ballarò fino in via Maqueda, deviando verso i Quattro Canti per poi terminare il percorso sotto la questura. Non senza qualche attimo di tensione: all’altezza di via Porticello, un gruppo di manifestanti è entrato in contatto con alcuni passanti di nazionalità bengalese. Tafferugli subito sedati dalla polizia presente a presidio del corteo. La motivazione, però, sembra esulare dalla protesta.

«Noi sappiamo che la procura sta indagando - sottolinea Ousmane Drammeh, portavoce della comunità gambiana - vogliamo che facciano il lavoro in modo efficace: seguiremo questo caso fino a quando non otterremo la verità»

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