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L'orrore nella villetta di Altavilla, un santone dietro il massacro: sotto esame i tabulati telefonici

Vi sarebbe stato un suggeritore che avrebbe svolto un ruolo a distanza durante i momenti più cruenti del macabro rito

Ci sarebbe stato una sorta di santone, un suggeritore finora rimasto nell’ombra che potrebbe avere svolto un ruolo a distanza sia nella fase della preparazione del massacro ma anche durante i momenti più cruenti del macabro rito al culmine del quale sono stati uccisi Antonella Salamone e i figli Kevin e Emanuel di 16 e 5 anni. Gli investigatori stanno cercando di capire chi è: Giovanni Barreca, sia pure tra tante farneticazioni, ha rivelato che Sabrina Fina e Massimo Carandente si scambiavano messaggi al telefonino con qualcuno all’esterno mentre i due avrebbero fatto un nome al loro avvocato Salvatore Cusumano durante l’ultimo colloquio in carcere. Hanno detto che bisognava guardare alle chiamate in entrata e in uscita dei loro cellulari, avrebbero cioè parlato con terze persone nei giorni della carneficina: «Con chi? È una bella domanda - aveva risposto il legale - ma non lo posso dire. E nemmeno se erano dell’ambiente religioso, posso dire».

L’ultimo luogo di culto frequentato dalla coppia di Sferracavallo era stata la comunità pentecostale Cammino di Fede che si trova a Brancaccio. Il pastore di questa chiesa evangelica è Samuele Cascio, ex poliziotto e caposcorta del giudice Giovanni Falcone nel 1985: sarebbe stato sentito dai carabinieri anche se nega decisamente di avere ricevuto telefonate dai due. «Non ho suggerito niente e non ci sono stati contatti con loro - ha spiegato in una trasmissione televisiva -. Sono rimasto attonito quando ho saputo quello che era accaduto e per questo mi sono presentato dai carabinieri per dare un contributo alle indagini. Non si vedevano da dicembre, comunque non sono mai stati assidui: stavano in disparte, ascoltavano e poi andavano via. Non legavano con nessuno, seguivano solo i culti ma non partecipavano alla vita del gruppo. Se fossi venuto a conoscenza che si stavano verificando episodi simili, avrei chiamato subito le forze dell’ordine».
L’ipotesi che ci possano essere stati altri complici sembra comunque tutt’altro che remota: gli esperti stanno scandagliando il mondo che conduce ai gruppi pseudo religiosi presenti su Facebook e su altri social network a caccia di altri seguaci che potrebbero essere stati a conoscenza degli incontri che dovevano servire per liberare la famiglia dalla possessione del demonio, poi sfociato nella terribile e cruenta escalation di violenza.

Del resto lo stesso Gip, Valeria Gioeli, nell’ordinanza con la quale era stato disposto l’arresto di Barreca, Fina e Caradente, aveva messo nero su bianco che «gli stessi risultano inseriti all’interno di un gruppo religioso più ampio, al quale era stata rappresentata la situazione del nucleo familiare preso di mira dai due, da intendersi quale rete amicale in grado di rendere oltremodo difficoltose le loro ricerche da parte della polizia giudiziaria». La svolta potrebbe arrivare a breve grazie ai risultati dell’esame dei tabulati e delle celle dei telefonini degli indagati, oltre che da video e dagli audio contenuti nei dispositivi elettronici e nelle chat, ma anche dalla relazione del medico legale che ha fatto l’autopsia sulle vittime, materiale che potrebbe essere consegnato ai magistrati la prossima settimana.

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