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La strage di Altavilla, spunta l'ipotesi di un santone dietro l'orrore: «Presto possibili nuovi indagati»

Le parole di Carmelo Abbate durante la trasmissione Quarto Grado e la testimonianza della cognata di Barreca

Strage di Altavilla Milicia

Dietro l’orribile strage di Altavilla potrebbe essersi un santone a capo di una setta di una decina di persone, che si trova a Palermo e di cui Sabrina Fina e il marito Massimo Carandente potrebbero far parte. Ad avanzare l’ipotesi ieri è stato Carmelo Abbate nella trasmissione Quarto Grado, in onda su Rete 4, dove si è parlato della tragedia della città palermitana, durante la quale sono morte tre persone, Antonella Salamone e i figli del muratore, Kevin di 16 anni ed Emanuel di 5 anni.

Per quel delitto tre persone si trovano in carcere: oltre a Sabrina Fina e Massimo Carandente, in cella c’è anche Giovanni Barreca, marito e padre delle vittime. «In questa setta c’erano anche Sabrina e Massimo, che si facevano chiamare i fratelli di Dio. Sarebbe composta da una decina di persone e c’è un santone a capo, a Palermo – ha detto Abbate – Secondo quanto mi hanno detto, avrebbero partecipato alla strage, nel senso che Fina e Carandente mandavano video e audio mentre si compiva l’orrore, in diretta. La setta non avrebbe dato mandato di compiere la strage, ma avrebbero condiviso, coordinato e avallato tutto questo. Ci sono delle ombre e ipotizzo che potrebbero esserci nuovi indagati, con un’accusa che va dal favoreggiamento all’ipotesi di un concorso morale in omicidio».

Da giorni ormai Barreca e la coppia si scambiano accuse su chi abbia compiuto materialmente gli omicidi. Fina e Carandente hanno ammesso di essere andati in quella casa, ma solo per pregare e non compiere riti, e lo comproverebbero dei biglietti di treno che usavano per fare andata e ritorno dalla loro abitazione di Sferracavallo, presentati dal loro avvocato come prova.

A Quarto Grado ha parlato anche la cognata di Barreca (moglie del fratello), che ha raccontato la drammatica notte del ritrovamento dei cadaveri, quando il muratore ha chiamato i carabinieri: «Mio cognato continuava a dire “sono morti tutti, non ho più una famiglia" – dice – Ha iniziato a piangere, molto confuso, ha chiamato mio marito che preoccupato gli ha chiesto cosa mai avesse fatto, pensavamo fosse impazzito. Continuava a dire che sua moglie era morta bruciata, che dei suoi figli erano rimasti solo i corpi. Tutto questo non era nella sua indole, erano una famiglia magari non perfetta ma normale, e non sembravano dei fanatici religiosi».

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