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L'operazione contro il mandamento mafioso di Trabia: chi sono i nuovi vertici e reggenti

I clan si stavano riorganizzando dopo gli ultimi blitz che hanno portato in cella i vecchi capi

Dopo i blitz delle forze dell'ordine e gli arresti degli ultimi anni, i boss del mandamento di Trabia si stavano riorganizzando e, di conseguenza, le famiglie mafiose a loro collegate. Un nuovo organigramma che le indagini condotte dai carabinieri di Termini Imerese dal 2015 al 2022, hanno permesso di ricostruire, facendo scattare diciannove nuovi arresti e smantellando i clan di Termini Imerese, Caccamo, Vicari e Cerda-Sciara.

È emerso il ruolo di vertice di Biagio Esposito Sumadele, palermitano di 46 anni, considerato il reggente del mandamento di Trabia. Dopo l'arresto di Diego Rinella e di Michele Modica, avvenuti nel 2016, sarebbe stato lui a prendere le redini, insieme a Mario Salvatore Monastero, Maurizio Napolitano, Francesco Turturici e Massimiliano Vallone. Le indagini hanno fatto emergere un contesto estremamente violento e le dinamiche con le quali i boss mettevano in atto estorsioni e imponevano la propria presenza sul territorio. Sumadele, ad esempio, avrebbe gestito le richieste estorsive alle imprese che lavoravano nella zona e avrebbe portato avanti i rapporti con i capi delle altre famiglie mafiose.

Al vertice delle famiglie di Cerda e Sciara sarebbe stato Luigi Antonio Piraino, sin dal giorno della sua scarcerazione, nel 2015. Nonostante la libertà vigilata, avrebbe continuato ad avere rapporti con pregiudicati e, insieme a Calogero Sinagra avrebbe avuto a disposizione una serie di «soldati» operativi sul territorio di competenza.

A fare il suo nome è anche stato il collaboratore di giustizia, Massimiliano Restivo, che ha dichiarato di avere incontrato Piraino proprio in quanto capo della famiglia di Cerda, tramite il suo predecessore, Stefano Contino, poi arrestato e condannato.

A Termini Imerese, le indagini hanno fatto invece emergere il ruolo di Tommaso Consiglio e Rosario D'amico. A Vicari, quello di Carmelo Umina, già condannato per associazione mafiosa. A riorganizzarsi, era stata anche la famiglia mafiosa di Caccamo, a capo della quale gli inquirenti hanno individuato Francesco Sampognaro, al vertice del clan di un territorio ritenuto tra i più «strategici» per Cosa nostra.

 

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