La messa, poi la fiaccolata e una serata trascorsa tra musica, poesie e flash mob. Così Terrasini ha ricordato Paolo La Rosa, il ragazzo ucciso nel 2020 al culmine di una rissa davanti a una discoteca. Tutta la comunità si è stretta ancora una volta attorno alla famiglia, che dopo l'omicidio si è sempre impegnata per realizzare attività e dare vita a iniziative volte non solo a ricordare il giovane, ma anche a ribadire il no a ogni forma di violenza.
Centinaia le persone che hanno partecipato al corteo silenzioso che dal duomo, in piazza, ha raggiunto piazza Titi Consiglio, il luogo in cui Paolo La Rosa, a soli 21 anni, è stato accoltellato a morte. La piazzetta, diventata ormai un luogo simbolo, ha ospitato per l'occasione un palco in cui si sono esibiti artisti locali. «Questa è una serata diversa - ha detto la mamma del ragazzo, Loredana Zerbo - una serata particolare, come Paolo avrebbe voluto. Abbiamo pensato di organizzare in questo modo un momento di riflessione per voi che siete qui presenti, per lasciarvi un messaggio importante da portare a casa e da trasmettere, se volete, ai vostri figli. È quello che riguarda il tema della violenza e del dolore di noi genitori, quando ci viene comunicato ciò che è purtroppo accaduto ai nostri figli».
Sul palco, anche il sindaco di Terrasini, Giosuè Maniaci: «È nostro dovere portare avanti iniziative che facciano parlare di Paolo, di questo ragazzo solare e gioioso, che amava la vita. Si tratta di iniziative positive, in grado di togliere i ragazzi dalla strada, di allontanarli da cellulari e computer, perché quello che è successo a Paolo e purtroppo ad altri giovani, è il fallimento della nostra società. Ognuno di noi deve fare nel suo piccolo qualcosa. Bisogna fare la propria parte nelle comunità, nelle parrocchie, nelle scuole, per ribadire in modo sempre più forte e deciso che la vita è importante». Parole pronunciate mentre scorrevano le foto di Paolo.
Il giovane appare sorridente con la sua famiglia, con gli amici al mare. Una vita spezzata all’uscita della discoteca «Millenium», a pochi passi dal luogo della memoria. Per l'omicidio, il 6 febbraio la Cassazione ha definitivamente condannato Pietro Alberto Mulè, che deve scontare 23 anni, 6 mesi e 24 giorni. In primo grado gli erano stati inflitti 16 anni, ma le parti civili fecero appello. La pena divenne più pesante in virtù dell’aggravante dei motivi abietti e futili che non era stata riconosciuta in primo grado. In giudizio tra le parte civili si era costituito anche il Comune di Terrasini.
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