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Il cane bruciato vivo a Palermo, sgomberato il rifugio dell'accusato

Aveva occupato lo spazio in cui un tempo c’era Villa Deliella. Il garante degli animali si costituirà parte civile

Lo spazio in cui un tempo c'era Villa Deliella

Gli agenti di polizia insieme ad addetti del Comune di Palermo sono intervenuti nella zona di via delle Croci, a Palermo, dove aveva trovato rifugio l’uomo che è accusato di avere legato e bruciato il cane pitbull Aron. L’uomo stato denunciato a piede libero. L’indagato aveva occupato abusivamente l’area dove c’era un autolavaggio, in piazza Mordini, a due passi da via Libertà in centro della città. Quello spazio (nella foto) un tempo ospitava Villa Deliella, abbattuta in una notte negli anni del cosiddetto Sacco di Palermo.

Stamane si sono presentare le proprietarie del terreno ed è stato organizzato lo sgombero dell’area. Anche oggi ci sono stati momenti di tensione tra l’uomo e gli animalisti che hanno protestato per la violenza nei confronti dell’animale ridotto in fin di vita.

Nel frattempo, il garante regionale dei diritti degli animali per la Sicilia preannuncia di costituirsi parte civile contro l’uomo che ha dato alle fiamme il suo cane, dopo averlo legato ad un palo. Giovanni Giacobbe, psicologo ed esperto di neuroetica del benessere animale afferma: «Occorrerebbe fare sentire tutto il nostro sdegno a Roma. Da quando lo Stato ha avocato a sé la potestà legislativa esclusiva in materia di diritti degli animali con la modifica dell’articolo 9 della Costituzione, è noto che la Regione non abbia più gli strumenti per legiferare in maniera tale da riuscire a prevenire né (ovviamente) a punire questi esecrabili reati perpetrati in danno degli animali».

Il garante della Regione Siciliana ha inviato una relazione alla commissione giustizia del governo Meloni in cui ha evidenziato che «al giorno d’oggi, tutti i Paesi occidentali si sono dotati di leggi che sanzionano la crudeltà ed il maltrattamento verso gli animali, ma l’Italia purtroppo è ancora indietro. Il progressivo evolversi della sensibilità collettiva nei confronti degli animali, connesso al crescente allarme sociale per la crescita esponenziale di fenomeni di maltrattamento e sfruttamento di varia natura, rendono certamente opportuno un nuovo intervento legislativo».

Nella sua relazione chiede se «le sofferenze degli animali, non continuano forse ad essere oggetto di rilevanza penale solo in quanto mediate dalle conseguenze sulla sensibilità umana che queste comportano?»

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