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Palermo, guerra fra bande dietro il delitto Celesia: «Si contendevano locali e spaccio»

Per gli investigatori che stanno facendo luce sull’omicidio del Notr3, un filo rosso lega via La Lumia agli spari al Cep. Ci sarebbe la premeditazione fra le tesi privilegiate: risse e scontri «non casuali»

Palermo.Omicidio Rosolino Celesia la discoteca Notr3 di via Pasquale Calvi,posta sotto sequestro..Ph.Alessandro Fucarini.

Sconfinamento di territorio tra bande rivali per la gestione dei locali della movida. Oppure il controllo dello spaccio nelle zone dove è più intensa la presenza del popolo della notte, che affolla i luoghi del divertimento. Sono le due principali ipotesi investigative al vaglio degli uomini della Squadra mobile, coordinati dal procuratore Maurizio de Lucia e dall’aggiunto Ennio Petrigni e dal procuratore dei minorenni, Claudia Caramanna, i quali non credono per nulla al fatto che l’omicidio di Rosolino «Lino» Celesia sia scaturito da una lite per futili motivi. I dubbi sulla versione fornita dai due fratelli ha lasciato spazio a più di qualche dubbio ma soprattutto sarebbero le dichiarazioni del minorenne a non convincere chi indaga. Secondo gli investigatori, infatti, il delitto potrebbe essere premeditato e non casuale come si vorrebbe far credere. A suggerire questa pista sarebbe proprio la dinamica con cui è avvenuto il delitto nella discoteca Notr3 di via Pasquale Calvi.

Per uccidere Celesia, il diciassettenne avrebbe sparato con una calibro 22 semiautomatica, una pistola difficile da maneggiare che, per giunta, disponeva di soli due proiettili, entrambi andati a segno mortalmente. Solo una persona esperta potrebbe essere in grado di utilizzarla: in altre parole sarebbe stato difficile, se non impossibile, per un «dilettante», fare ricorso a un’arma di quel tipo. E poi c’è anche un altro dettaglio (anche questo anticipato dal Giornale di Sicilia di ieri), la seconda pistola a salve che i due fratelli avrebbero acquistato: c’era proprio bisogno di comprare anche questa, tra i vicoli di Ballarò, per mettere paura a Celesia e ai suoi amici?

In realtà, sempre in base ai tasselli che stanno mettendo assieme gli investigatori, le due fazioni contrapposte - una del Cep, a cui sarebbe appartenuto l’ex calciatore, l’altra del Borgo Vecchio di cui facevano parte G. e M. O., anche se abitavano in via dei Cantieri - si erano già affrontate circa un mese fa alla Vucciria, dandosele di santa ragione e si sarebbero ripromesse di rivedersi al più presto. C’erano stati i tafferugli di via Isidoro La Lumia con la zuffa e i colpi in aria e subito dopo il raid misterioso con le pistolettate nella notte al Cep, guarda caso nello stesso rione dove viveva il ventiduenne ex calciatore. E poi, sempre al Notr3, si era sfiorato lo scontro tra due comitive di giovani, qualche giorno prima che avvenisse il fatto di sangue, ma i disordini erano stati sedati sul nascere grazie all’arrivo delle pattuglie che si trovavano a piazza Sturzo nell’ambito dell’operazione Alto impatto. L’impressione di chi si occupa dell’inchiesta è che non si tratti di coincidenze, piuttosto ci sarebbe un filo rosso a legare tutti questi episodi tra loro.

Paradossalmente, anche l’atteggiamento del minorenne rinchiuso al Malaspina, ha destato più di qualche perplessità. M. - che viene da una situazione disagiata, con la mamma ai domiciliari e un passato in comunità - si sarebbe trincerato durante l’interrogatorio dietro tanti non ricordo, assumendo anche comportamenti «da adulti», ben lontani da quelli del ragazzino sprovveduto che si è trovato in mezzo a una situazione più grande di lui. È ormai chiaro, invece, che a fare fuoco sia stato proprio lui, il minorenne. «No, no, che fai?» e i due colpi di pistola, immediatamente successivi e perfettamente udibili in un audio estrapolato da un video, sarebbero la prova decisiva: anche perché chi chiedeva «che fai?» aveva pure pronunciato il nome di M. Nessun tentativo di copertura del fratello maggiore, come del resto ha confermato lui stesso, difeso dall’avvocato Vanila Amoroso, nel corso dell’udienza di convalida, che si è svolta a Natale davanti al Gip del tribunale dei minorenni, Nicola Aiello. Nel mirino ci sono anche i buttafuori e alcuni addetti dell’ex Reloj, perché i poliziotti hanno scoperto che il sangue all’interno e all’esterno del locale era stato ripulito. I dipendenti del Notr3 erano poi andati via, negando - sul momento - di sapere che fosse successo qualcosa di grave.

Nella foto Fucarini la discoteca Notr3 e nel riquadro Rosolino Celesia

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