La Rap era cosa loro, nel senso che il lavoro nell’azienda che si occupa dello smaltimento dei rifiuti a Palermo era la seconda occupazione. La prima era farsi i fatti propri fregandosene se le loro assenze creavano un danno all’amministrazione comunale. E pazienza se il servizio di pulizia arrancava, se i mezzi non uscivano come previsto e se in giro c’erano meno addetti di quelli incaricati per tenere pulite le strade. Più che la batosta finanziaria - questi scherzetti comunque hanno portato via dalle casse della Rap circa 40 mila euro - l’indagine ha scoperchiato un andazzo davvero deprimente e incivile, oltre a un modo spregiudicato di compiere il proprio dovere nei confronti della comunità.
Quasi 1.400 gli episodi accertati dai carabinieri dopo gli appostamenti e i pedinamenti dei netturbini durati da maggio a luglio del 2021. In totale 101 indagati ma solo per 18 è scattata la misura cautelare dell'obbligo di firma: dovranno presentarsi ai carabinieri all’inizio e alla fine di ogni turno di lavoro.
Tra loro Salvatore De Luca a cui spetta il record di minuti non lavorati, ben 13.495, cioè 224 ore in meno rispetto a quelle che avrebbe dovuto effettivamente svolgere nella sede di via Ingham. Secondo la scheda delle assenze, elaborata sulla base dei controlli e inserita nell’ordinanza firmata dal gip Elisabetta Stampacchia su richiesta del pm Maria Rosaria Perricone, il dipendente avrebbe ceduto il proprio badge ad altri operai, a tre in particolare, che lo avrebbero «coperto» quando lui non si presentava in autoparco. Una manfrina che, oltre alla violazione delle regole, sarebbe costata alla Partecipata poco più di duemila e 500 euro per l’esborso di prestazioni lavorative in realtà non effettuate.
Ma ci sono anche altri episodi che dimostrano quale era il modo di procedere all’interno dell’azienda. Come nel caso che ha visto protagonista un altro indagato, Gaetano Guida, conducente dei compattatori utilizzati per la raccolta indifferenziata, il quale in diverse circostanze durante il suo turno sarebbe rimasto all’esterno della Rap aspettando l’arrivo di altri mezzi per rovistare nel cassone dei rifiuti prelevando merce come «frutta, verdura e bottiglie di acqua potabile, che riponeva all'interno del suo veicolo». In una sola occasione avrebbe chiesto a un collega di passare il badge al posto suo: secondo l’accusa avrebbe lavorato 268 minuti in meno procurando alla società un danno di appena 57 euro.
Claudio Faria, invece, era stato immortalato senza che se ne accorgesse lontano dal posto di lavoro mentre era fermo davanti a un venditore ambulante «dal quale scrivono i carabinieri - acquistava generi alimentari, tra cui birre, che consumava sul posto, uova e pane, che riponeva a bordo del suo veicolo». E, in un’altra occasione, sarebbe stato filmato dalle telecamere di sorveglianza di un supermercato «che lo riprendevano mentre vi entrava insieme ad un altro collega per acquistare diversi prodotti», è un altro passaggio della relazione in cui viene indicato che si sarebbe procurato un ingiusto profitto di circa 256 euro a causa di 1368 minuti non svolti in azienda.
Scopri di più nell’edizione digitale
Per leggere tutto acquista il quotidiano o scarica la versione digitale.
Caricamento commenti
Commenta la notizia