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Violenza di gruppo a Palermo, Angelo Flores al giudice: «Ero sconvolto, poteva essere mia sorella»

Il 3 ottobre la ragazza parteciperà all'udienza dell'incidente probatorio in modalità protetta, evitando contatti diretti, anche solo visivi, con gli indagati

«È successo che abbiamo fatto. Cioè l’hanno fatto, l’hanno fatto i ragazzi»: è quanto ha detto, come rende noto l'agenzia Ansa, Angelo Flores, il maggiore dei sette giovani accusati di avere stuprato, a luglio scorso, una ragazza di 19 anni a Palermo.

Flores, in carcere come tutti gli altri indagati per gli abusi, nel corso dell’interrogatorio di garanzia ha tenuto a ribadire al giudice di non avere avuto rapporti con la vittima. Le indagini hanno rivelato che fu lui, però, a riprendere lo stupro di gruppo. «Ero lì, non stavo facendo assolutamente niente - ha detto Flores al giudice - perché sinceramente ero sconvolto. Sette ragazzi sopra una ragazza... sinceramente poteva essere anche mia sorella». Poi Flores ha affermato che la vittima «li avrebbe provocati» e ha fatto i nomi degli altri presenti.

La giovane violentata è stata trasferita in una comunità. Il 3 ottobre verrà sentita dal gip nel corso di un incidente probatorio. Il giudice per le indagini preliminari, Monica Guzzardi, su richiesta della Procura, ha fissato l’udienza che serve a cristallizzare le prove in una vicenda così delicata. La procedura è in pratica un’anticipazione del dibattimento perché, nel caso in cui si dovesse andare al processo, la vittima - che deporrà per poi essere esaminata in contraddittorio - non sarà tenuta a ripetere le sue dichiarazioni in aula. L’incidente probatorio, infatti, viene utilizzato per consentire a chi è stato oggetto di abusi - persone che si trovano in una particolare situazione di fragilità e vulnerabilità - di non dovere rivivere in tribunale certi drammatici momenti.

All’audizione, che si svolgerà in modalità protetta, evitando contatti diretti - anche solo visivi - tra la parte offesa e i presunti autori della violenza, potranno prendere parte Elio Arnao, Christian Maronia, Samuele La Grassa, Gabriele Di Trapani, Angelo Flores e Cristian Barone, cioè i sei maggiorenni il giorno dello stupro, il 7 luglio, che sono stati arrestati e poi portati in altrettanti istituti di pena siciliani in seguito alle minacce ricevute al carcere dei Pagliarelli. Riccardo Parrinello, l’unico minorenne all’epoca del fatto, che ha compiuto 18 anni alla fine di luglio, verrà giudicato secondo il rito previsto per i minori. Inizialmente il giudice, su richiesta del suo legale, lo aveva affidato a una comunità, ma successivamente è stato nuovamente arrestato e rinchiuso al Malaspina per avere pubblicato commenti e video in cui rivendicava gli abusi: a suo carico anche una chat in cui ammetteva con un amico che la diciannovenne non era consenziente.

La giovane, che in città viveva con una zia dopo la morte della mamma e con un papà assente, è stata trasferita in una comunità della Sicilia orientale per allontanarla da sguardi e occhi indiscreti. Secondo l’accusa, i sette ragazzi avrebbero violentato a turno la diciannovenne dopo averla fatta ubriacare alla Vucciria: a inchiodarli, oltre alla denuncia e ai referti medici, le immagini di alcune telecamere di sorveglianza che hanno ripreso il tragitto dal mercato fino al cantiere abbandonato del collettore fognario.

Si giocherebbe, invece, sui video la difesa del branco. I legali ne hanno potuto vedere solo due, realizzati da Angelo Flores senza essere inquadrato, in cui si vedrebbero alcuni dei giovani accanirsi sulla vittima. Immagini che - secondo i magistrati - confermerebbero in maniera inequivocabile quanto è accaduto. Non la pensano così gli avvocati degli indagati, che considerano i filmati, i cui codici seriali sono 614 e 453, parziali e di breve durata.

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