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La morte del detenuto di Monreale in carcere a Frosinone, denuncia dei familiari: «Sparite le prove»

Salvatore Lupo

«Nostro figlio era affidato allo Stato che aveva il dovere di giudicarlo ma anche e soprattutto di proteggerlo. Troppi episodi oscuri intorno al decesso di nostro figlio. Non ci fermeremo, finché venga fata giustizia e individuati i responsabili della morte di nostro figlio avvenuta in una cella del carcere di Frosinone». Questa mattina i familiari di Salvatore Lupo, morto il 16 dicembre 2019 mentre si trovava in attesa di giudizio presso la casa circondariale di Frosinone, si sono presentati in caserma ai carabinieri di Monreale per presentare la denuncia affinché vengano effettuate indagini per fare luce sulla morte del loro congiunto di 31 anni. Si tratta dei genitori Domenico e Rita e delle sorelle Teresa e Maria.

È stato presentato un esposto contro la direttrice della casa circondariale, il dirigente medico di turno la sera del decesso, il dirigente dell’ospedale Spaziani dove è stata effettuata l'autopsia sulla salma del giovane detenuto, il consulente medico nominato dalla procura di Frosinone e il magistrato della procura di Frosinone titolare delle indagini. Ad assistere la famiglia del detenuto gli avvocati Salvino e Giada Caputo, Valentina Castellucci, Mauro Torti e Francesca Fucaloro.

«Lupo - raccontano i legali - la sera prima del decesso si era recato presso l’infermeria del carcere per segnalare la presenza di eritemi in alcune parti del corpo. Il medico di turno gli ha consegnato una confezione di pillole. La mattina, il compagno di detenzione Domenico Caviglia si è reso conto del decesso di Lupo e ha chiamava gli agenti penitenziari. Lo stesso medico, che la sera prima aveva prescritto le medicine, dopo avere constatato il decesso, avrebbe nascosto, secondo quanto afferma l’avvocato della famiglia, la confezione in una tasca. I detenuti, vedendo la scena, hanno fatto in modo che il sanitario restituisse le medicine che sono state prese in custodia da un sottufficiale della polizia penitenziaria».

Il consulente medico legale nominato dagli avvocati dopo l’autopsia chiese di esaminare le medicine ingerite dal detenuto. «La casa circondariale - aggiungono i legali - ha comunicato che il blister era scomparso dalla cassaforte del carcere, rendendo in tal modo impossibile il confronto tra gli esiti dell’autopsia e le medicine assunte. Sono scomparsi anche i prelievi (ematici, di urina, e dei tessuti) fatti durante l’autopsia, e che dovevano essere custoditi nel reparto di medicina legale dell’ospedale. La procura di Frosinone ha presentato due volte la richiesta di archiviazione, che è stata respinta dal gip, a seguito degli atti di opposizione presentati dal collegio difensivi dei familiari di Lupo».

Adesso la Procura di Frosinone, dopo la riesumazione della salma di Lupo e il relativo esame medico legale, ha presentato per la terza volta richiesta di archiviazione. «La scomparsa delle medicine e dei prelievi - hanno detto i familiari di Lupo - costituisce un fatto di gravità inaudita. Anche perché non ci risulta che da parte degli organi competenti, procura e polizia giudiziaria, siano stati effettuate indagini per individuare i responsabili della scomparsa di prove di enorme valenza che certamente avrebbero chiarito le cause del decesso. Lo Stato aveva il dovere di proteggere il nostro figlio e fratello e per questo abbiamo presentato un’articolata denuncia perché venga fatta chiarezza e vengano individuati i responsabili. Salvatore era un giovane, alto, atletico, forte e abituato alla fatica fisica. Certamente sono intervenuti fattori che hanno causato il su decesso. Altrimenti, non si spiegherebbe la scomparsa di prove di rilevantissima importanza».

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