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Il blitz di Palermo, gli utili del parcheggio per pagare le famiglie dei detenuti

Gli inquirenti avrebbero ricostruito anche un altro passaggio fondamentale e cioè che il clan si sarebbe adoperato per garantire un sostentamento alle famiglie dei mafiosi che erano finiti in carcere per effetto delle indagini delle forze dell’ordine.

In particolare, nell’ordinanza, si fa riferimento a una telefonata ricevuta da Claudio Onofrio Palma nella quale un uomo, la cui identità è rimasta ignota, chiedeva un aiuto economico per tirare avanti: «Dimmi una cosa ma vedi che io ho di bisogno, vedi che io non ho niente a casa e sono rimasto senza una lira», questo il contenuto della conversazione registrata dagli investigatori, i quali hanno appurato che l’utenza era intestata a Giuseppa Aversa, madre di Tommaso Nicolicchia, in quel momento recluso nel carcere di Asti.

Secondo i risultati dell’indagine, infatti, sarebbe evidente come l’organizzazione criminale, che accomunava fornitori e spacciatori, abbia assicurato il mantenimento della famiglia di Tommaso Nicolicchia - accusato di far parte della cosca mafiosa del Villaggio Santa Rosalia - permettendo così ai suoi componenti di superare le difficoltà economiche legate all’epidemia di Covid in assenza del parente detenuto.

Tanto è vero che Salvatore Marsalone spiegava al figlio Giuseppe che gli utili del loro parcheggio erano a disposizione: «Gli ho detto, questo mese come dobbiamo pagare? Dice, no! avete ragione, gli ho detto, con i soldi del guadagno del parcheggio dobbiamo pagare tutte le spese... per le famiglie dei detenuti».

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