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Si riaccende l'attenzione su Santina Renda, la mamma: «Aiutatemi a renderla virale»

Santina Renda, la bambina scomparsa nel 1990

Il 23 marzo del 1990 scomparve misteriosamente dal quartiere Cep una bimba di 6 anni. Erano all'incirca le 16 quando la piccola Santina Renda stava giocando con alcuni amichetti in via Pietro Dell'Aquila, un vicolo cieco della periferia di Palermo. La mamma, Enza, ogni tanto si affacciava per guardarla dal balcone.  «Ad un certo punto - racconta la donna durante un'intervista a Mattino Cinque - ha bussato alla porta l'altra mia figlia per chiedermi se  avessi visto Santina. Poi ha raccontato che si era avvicinata una macchina bianca e che l'aveva portata via. Siamo andati a fare la denuncia - continua Enza - ma arrivati dai Carabinieri ci hanno detto che gli uffici alle 19 erano chiusi. Mio marito si è arrabbiato tantissimo e siamo riusciti a fare la denuncia».

Tante le segnalazioni che la famiglia Renda ha avuto negli anni, ma la più rilevante arrivò all'indomani della scomparsa: «Un signore ha detto ai carabinieri che ha visto un uomo rom con due bambine - dice la donna a Federica Panicucci - una di loro piangeva. La sera quel testimone aveva litigato con la moglie perché quest'ultima voleva vedere "Chi l'ha visto" mentre lui la Domenica Sportiva. Poi spuntò la foto di mia figlia su Rai Tre e lui l'ha riconosciuta. Fece denuncia ma sul luogo indicato furono trovato solo piatti di plastica e uno scontrino. Di Santina nessuna traccia».

Le piste più battute dagli inquirenti furono tre: il rapimento da parte di comunità rom, trafficanti di organi e compravendita di bambini. Ma in 32 anni le indagini non hanno portato a nulla, la piccola Santina Renda sembra essersi volatilizzata nel nulla: «Ve lo chiedo col cuore in mano - è l'accorato appello di Enza, aiutata dall'avvocato  Ferrandino, lo stesso legale della piccola Angela Celentano, altro mistero italiano -: aiutatemi a rendere virale mia figlia sui social". La speranza, dopo 32 anni dalla scomparsa della palermitana, naturalmente, è di ritrovarla ancora viva e che qualcuno possa riconoscerla, grazie alla potenza mediatica dei social.

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