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Migliorano le condizioni del bambino di Pioppo che ha ingerito il metadone

La Terapia intensiva dell'Ospedale dei bambini di Palermo

Sta nettamente migliorando - sin da ieri mattina - e le sue condizioni non desterebbero preoccupazione: resta la prognosi riservata per un problema ai polmoni, ma il bimbo di 9 anni di Pioppo, ricoverato dopo aver ingerito del metadone, non è in pericolo di vita. La conferma arriva dalla direzione dell’azienda Arnas Civico.

Il piccolo Giuseppe è stato ricoverato d’urgenza giovedì nella terapia intensiva dell’ospedale dei Bambini: aveva nel corpo tracce della sostanza, un oppiaceo narcotico utilizzato nelle terapie del dolore e talvolta anche nei centri dove viene curato chi ha una dipendenza da stupefacenti per ridurre gli effetti dell’astinenza. Inizialmente le sue condizioni erano state considerate molto gravi. Al suo fianco, i genitori, che non sono riusciti a spiegarsi come mai il figlio avesse ingerito la sostanza in forma liquida.

Sulla vicenda indagano i carabinieri della compagnia di Monreale, che non fanno trapelare nulla sulle indagini. Secondo una prima ricostruzione, il bambino avrebbe bevuto una bibita, sembra tè freddo, che gli sarebbe stata offerta da alcuni coetanei. Nella bottiglietta probabilmente c'era l'oppioide sintetico. Come ha fatto a finire lì? La Procura dei minori ha aperto un fascicolo a carico di ignoti. È la mamma a raccontare quello che è successo in quella tragica serata al sito Filo diretto Monreale.it.

Giuseppe avrebbe dovuto cenare dalla zia, la sorella della mamma, che abita in una zona di campagna, a valle della frazione di Pioppo. Ma cambia idea, decide di non rimanere più per cena, e si incammina verso il bar dove lo aspetta il papà con la macchina per dargli un passaggio. Ed è proprio durante il tragitto che incontra alcuni ragazzi. Gli chiede se possono dargli qualcosa da bere. Loro lo fanno bere. Peppe arriva finalmente dal padre, comincia ad accusare dei malori e prende acqua e zucchero. Viene portato a casa e comincia ad avere pure un forte mal di testa. Si mette a letto. «Aveva un atteggiamento strano. Ad un certo punto, dalla nostra camera, abbiamo sentito dei rumori - ha raccontato la mamma -. Mi sono insospettita e sono andata nella sua stanza. Aveva il viso nero. Era entrato in coma».

A quel punto, il caos: lei urla, il marito accorre e prova a rianimare il figlio. Ma è tutto inutile. Anche alcuni vicini sopraggiungono attirati dalle grida. Telefonano al 118, ma l’ambulanza tarda ad arrivare. Quella che fa base a Pioppo è impegnata in un altro soccorso. A questo punto il papà prende l’automobile e corre verso l’ospedale Ingrassia. Per strada incrociano l’ambulanza, trasferiscono il bambino nel mezzo e a sirene spiegate giungono al pronto soccorso. A questo punto i sanitari ipotizzano che il bambino sia in overdose. Iniettano in vena una fiala e riescono in breve a rianimarlo. Il giallo resta.

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