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Maria Falcone: «Mio fratello fu attaccato e delegittimato da altri magistrati»

Maria Falcone, sorella del magistrato Giovanni Falcone, a una recente manifestazione a Torino (foto di Tino Romano)

«Molto è cambiato nei 30 anni trascorsi dalla strage di Capaci e dalla morte mio fratello Giovanni Falcone, di sua moglie Francesca Morvillo e degli agenti della scorta». Lo ha detto la professoressa Maria Falcone, presidente della Fondazione Giovanni Falcone a proposito della Conferenza internazionale dei Procuratori generali, in corso a Palermo, a cui parteciperanno, oltre al Capo dello Stato Sergio Mattarella, più di 46 delegazioni dei Paesi del Consiglio d’Europa, dei Paesi osservatori del Consiglio d’Europa (USA, Santa Sede, Canada) e dei Paesi del Mediterraneo (Algeria, Libia, Marocco e Tunisia).

«Molto è cambiato nella società - ha spiegato - ma anche nella magistratura italiana. Ne è testimonianza l’evento organizzato dalla Procura generale della Cassazione per commemorare le vittime degli eccidi di Capaci e Via D’Amelio che vede riuniti, oggi, i procuratori generali dei Paesi del Consiglio d’Europa. Una iniziativa che concorre a rimarginare la ferita inferta a mio fratello da molti esponenti della magistratura che furono protagonisti, durante tutta la sua carriera, di attacchi violenti e delegittimanti che concorsero al suo isolamento».

Per Maria Falcone, «assistere, se pure a distanza di tempo, a questa testimonianza e al riconoscimento della straordinaria rilevanza del lavoro di Giovanni da parte di una magistratura per troppo tempo ostile, mi restituisce un po' di pace e mi fa sperare che il passato sia ormai alle spalle. Finalmente viene riconosciuta la portata delle intuizioni e dell’attività investigativa e culturale di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino per anni percepiti come un problema invece che come risorse e osteggiati dalla miopia e, in qualche caso, dall’invidia di colleghi che non seppero o non vollero vedere comprendere la loro visione e la loro lungimiranza».

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